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III

PROLOGO ALLA RAPPRESENTAZIONE

DELL’«ACHILLE IN SCIRO»

Illustri spettatori, ecco piú ardite
l’ancor tenero piè vestirci osiamo
del tragico coturno. Osiam fanciulle
rappresentar gli eroi; timide Achille;
5e semplicette ancora
l’astuto Ulisse. Osiamo in breve scena
finger le reggie, i tempi, il mar si vasto,
e in privati ornamenti il regio fasto.
Ecco de’ vostri applausi,
10ecco il frutto qual’è. Perché voleste
dar cento lodi e cento
a un pueril cimento? Il lieve ingegno
rispettar si dovea
dell’inesperta etá. Se ne trasporta
15folle desio d’onore,
e se troppo è l’ardir, vostro è l’errore.
Che dissi? Ahimè! Perdono.
Studiai d’esser modesta, e ingrata io sono?
Ah no, co’ vostri auspici
20il tentar piú gran volo
non è temeritá; solo è coraggio:
e il coraggio è virtú. Non si paventi:
e per piacer a voi tutto si tenti.
Chiare stelle, ah, voi splendete
25sempre amiche a noi dintorno:
e destarsi in noi vedrete
la speranza ed il valor.