Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/11

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e’ mostra di tener se medesimo; il che apertamente si comprende e da’ titoli delle opere sue e dal restante di esse: né solamente dal decider ch’e’ fa troppo liberamente sulle opere degli uomini grandi, ma eziandio dal propor se medesimo per esemplare altrui. Le quali due cose, quanto debbano esser lontane dalla penna d’un uom savio, siccome egli è, ognun sei vede, che fior di conoscimento abbia della modestia ch’ usar si vuole scrivendo. Ma quanto in ispecie debbano star lungi dal padre Bandiera, tenterò 10 ora di mostrarvi dalla presente opera sua, non giá per vaghezza di detrarre in verun conto al merito ed alla fama di questo scrittore, ma puramente per palesarvi ciò che in lui mi dispiace; com’altri farebbe d’una bellissima donna, il troppo fasto rimproverandone e ’l troppo conto in ch’ella tiene la sua bellezza. Or io, lasciando dapparte ogni altro scrittore sulle cui fatiche troppo sicuramente decida il padre Bandiera, prenderò solamente a ragionar di ciò ch’ali’immortai Segneri appartiene; 11 che servirá d’argomento a mostrar quanto, almeno apparentemente, in modestia pecchi quel per altro valoroso sanese. Imprende egli addunque, nella terza parte e nel capitolo terzo dell’opera sua, ad esaminare i pregi e i difetti del Quaresimale di Paolo Segneri. Quivi tratta egli lungamente della bellezza di quelle prediche, e, commendandone giustamente lo autore, fa mostra insieme e d’ottima critica e di perfetto giudizio. Ma dove egli discende a favellar del linguaggio adoperato nel Quaresimale, com’ei lo chiama, segneriano, quivi egli, uscendo del seminato, tutta la piú laudevol modestia lascia da un lato, trasportato, cred’io, dal troppo zelo della boccaccesca eloquenza. Comincia egli a dichiarar francamente che il padre Paolo Segneri o «non ha letto giammai i buoni scrittori toscani; o, se gli ha letti, non è giammai entrato nel gusto della nostra lingua». Le quali due proposizioni chi non vede apertamente quanto non pure appaiano di troppo arrischiate a’ semidotti, ma tali sieno eziandio di fatti senza dubbio veruno? Come avrebb’egli potuto il valoroso gesuita, in tempi alle buone lettere contrarissimi, scriver si correttamente nella toscana grammatica, siccom’e’ fece, e come dal padre Bandiera n’è conceduto, s’egli