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II DISCORSO RECITATO nell’aprimento della nuova cattedra DELLE BELLE LETTERE La materia delle belle lettere, che io il primo e la prima volta, per singolare beneficenza della sacra cesarea reai Maestá di Maria Teresa augusta nostra sovrana, son destinato a insegnar pubblicamente nella mia patria, quanto da una parte mi sgomenta coll’estrema sua delicatezza e colla illimitata sua vastitá, tanto mi conforta, dall’altra, e mi fa andare superbo per lo vantaggio grandissimo che può essa produrre ne’ miei concittadini, qualora le mie forze non sieno di troppo inferiori al fervido zelo che ho di bene ed utilmente trattarla. L’oggetto, che la illuminata provvidenza di Sua Maestá ha avuto erigendo la cattedra delle belle lettere in queste pubbliche scuole, si è di formare, di promovere, di propagare il buongusto nella nostra patria, e d’eccitare e di spingere al volo il genio nascente "Sella gioventú; acciocché, dietro alla scorta de’ grandi esempi, disdegnando la infelice mediocritá ed elevandosi coi sentimenti e coll’imaginazione, produca, sia nelle lettere sia nelle belle arti, opere degne della grandezza di questo secolo, innalzi la sua patria al pari delle piú colte nazioni e formi la gloria di se medesima e del principe, che l’ama, che la coltiva e che l’assiste con tanta cura e con tanta munificenza. Difatti finché non si giugne a rivolger l’affetto, l’ambizione e la venerazione de’ cittadini ad oggetti piú sublimi, che non sono la vana pompa del lusso o la falsa gloria delle ricchezze, mai non si destano gli animi loro, per accorgersi che ci è un merito, che ci è una