Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. II, 1915 – BEIC 1892399.djvu/193

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mi avesse fatto la grazia di regalarmi un suo ritratto, che mi par di sentire il tono della sua voce, di vederne la vivacitá degli occhi, l’energia dell’espressione e quelle grazie dello spirito e della persona tutte sue. che, ravvivate da una lievissima tinta maschile, sono tanto piú singolari e prepotenti; se io le dicessi queste e mille altre cose simili, io non farei altro che giustificare il titolo, da lei cortesemente attribuitomi, di «grande pittore di veritá». Ora, con tali disposizioni, come sarebbe stato possibile che io trascurassi o dimenticassi di scriverle sollecitamente? Ma l’alta stima da me conceputa di lei, le impressioni da lei lasciate nel mio animo, fieramente sensibile a quel bello che esce dall’ordinario corso della natura e della educazione, il mio zelo proporzionalmente esaltato, mi fecero pensare a scriverle in modo piú nobile e solenne che non è la triviale prosa di una lettera. Lo avrei fatto, ed avea di giá cominciato a farlo, se la infelicitá della mia fisica costituzione, degl’incomodi di salute, la tristissima invernata, le seccaggini del mio impiego ed altre necessarie distrazioni non mi avessero, mio malgrado, rallentato nel cammino tanto, che finalmente sono stato prevenuto dalla graziosita di lei. Ma quel eh’è fatto è fatto. Spero, anzi tengo per certo, che le mie circostanze mi permetteranno di comprovarle coll’opera anche la veritá di queste mie asserzioni. Frattanto le rendo infinite grazie della bontá che ha avuto di rendermi cara la vita coll’obbligantissima sua lettera, e desidero vivamente, ed istantemente la supplico, eh’Ella si valga frequentemente di qualche momento di ozio per continovare a bearmi. Fortunato me, se cotesto ozio potesse a mio riguardo divenire una occupazione! lo non esagero giammai. Le perdonerei, se la mia modestia la facesse dubitare delle mie parole; ma non saprei perdonarle, se cotesto dubbio nascesse da una difidenza del mio carattere. Ella non meriterebbe di conoscere né di stimare l’uomo il piú sensitivo della terra. Ho l’onore di confermarmi, quale mi sono dichiarato di sopra, ecc. Milano, 22 gennaio 1789.