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Pagina:Parla una donna Serao.pdf/47

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il denaro dei poveri 31

una disponibile, si debbono fare dei lunghi tratti. Non è che la città abbia l’aria squallida o l’aria triste: ha l’aria di quello che è, l’aria di una città povera, povera di denaro. Non è forse sempre così, quando un evento tragico colpisce la città nostra, terremoto, colera, eruzione, guerra? Come se si soffiasse sopra un castello di carte, la fortuna napoletana crolla: e ancora una volta, ci si accorge come tutto ciò che si è tentato, per renderla prospera, per renderla ricca, tutti questi grandi e anche nobili tentativi di governi, di enti, di magistrati del Comune, sono stati vani! È, forse, una forma della giustizia divina, della equità divina, la quale avendo accordato a Napoli la suprema beltà delle cose, che avendole elargito il dono più prezioso, nel suo cielo sublime, nel suo paesaggio sublime, non voglia permetterle di diventar ricca, trovando che sarebbe troppo favorita, così Napoli? È, forse, una specie di misteriosa impotenza, una misteriosa inettitudine, quella che ha Napoli, di non potersi arricchire? Chi sa!