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camera dei deputati — sessione del 1848



TORNATA DEL 23 MAGGIO 1848



PRESIDENZA DEL PROFESSORE MERLO VICE-PRESIDENTE


SOMMARIO. Reclami sui rendiconti delle sedute — Svolgimento e presa in considerazione della proposta Brofferio intorno ai reclusi in via economica.


IL PRESIDENTE dichiara aperta la seduta alle ore 2 3|4.

UN SEGRETARIO dà lettura del processo verbale dell’ultima tornata.

ARNULFO osserva doversi far risultare nel verbale che l’idea di legge proposta dall’avvocato Brofferio venne letta in seguito all’adesione di due ufficii in conformità al disposto del Regolamento provvisorio.

IL PRESIDENTE soggiunge che di ciò si sarebbe fatta menzione nel futuro verbale.

(Il verbale è approvato. (Perd.)

UN SEGRETARIO dà quindi lettura del sunto delle seguenti petizioni:

N. 4. — Sartoris Giovanni e 14 altri possidenti del comune di Agnona chiedono sia sospesa la esecuzione della strada da Agnona al ponte di Sesia, riveduto il progetto, ed intanto applicato il fondo al prestito nazionale.

N. 5. — Nerola Giovanni propone diversi provvedimenti sulla coscrizione, sui mendicanti, sui cani, e per l’abbreviazione delle liti.          (Arch.)

RECLAMI SUI RENDICONTI DELLE SEDUTE


SIOTTO-PINTOR. Io piglio la parola sopra un obbietto importante oggi, domani, sempre. Altra volta sì è qui fatta istanza acciò che col mezzo degli stenografi la Gazzetta Ufficiale riferisse esattamente le discussioni della Camera e il Ministro degli affari esteri prometteva che sarebbe in tutti i modi provveduto all’uopo, non senza notare che difficile cosa etla è in questo primo tempo il raggiungere lo scopo di una compiuta esattezza. Se non che nei fogli che si vennero fin qui pubblicando tanti e siffatti errori si produssero, che impossibile riesce ad ogni anche accorto leggitore il trarne onesto costrutto, In questi primi giorni in che di fatto si esercita dai rappresentanti del popolo il potere sancito dallo Statuto, necessario, assolutamente necessario parmi che diasi a tutta l’Italia, o meglio all’Europa intiera, un’alta idea dell’Assemblea nazionale. Or come ciò fia se manchino in essi quei pregi sui qualî quasi sopra immutabili pareri la bontà d’ogni discorso si aggira, io dico l’ordine logico del ragionamenti e la dignità dell’eloquio? Un discorso che non sia logico, se anche fornito a dovizia d’ogni forma d’estrinseca bellezza, a niente varrà, dappoichè la logica è la base d’ogni opera dell’intelletto, chiamata perciò rettamente la scienza delle scienze. D’altra parte un logico ragionamento, quando difetti, non dico della venustà, ma sì dell’ordine e della chiarezza nel dire, mai a nessuno piacerà, essendochè la parola è la veste del pensiero. Ei mi sembra dunque che niuno di noi possa con quieto animo portare che i suoi discorsi, per le molte lacune che vi si fanno, appaiano non logici siccome quelli in che manca il nesso delle idee, e molto meno ancora che a uomini italiani e civili si faccia parlare il gergo di Nembrotte. Se la logica è il fondamento d’ogni sapere, e se come ben disse Alessandro Weil la logica è Dio, la lingua è alla sua volta l’espressione più viva della natura dei popoli, l’argomento ad un tempo ed il veicolo più forte della nazionalità.

Ma peggio va la bisogna allora che parecchie discussioni della Camera non si riferiscono nè punto nè poco. Certo, questione incidentale fu quella suscitatasi tra me stesso e l’onorevole avv. Ravina, ma molto rilevava, a creder mio, che ne fosse tenuto conto quando ci negava che la Sardegna non fosse stata retta a forma di più libero reggimento, quello stesso che riconobbe il Re giurando nel suo salire al trono dei suoi avi, quello a che fu non oscuramente accennato nel discorso della Corona, che fu senza dubbio riconosciuto per tale nel diritto politico d’Europa, quello infine che nella commendatissima geografia di Adriano Balbi fu in termini espliciti riconosciuto per Governo Costituzionale.

Ma come vi dirò io che siami rimaso ier mattina, quando, capitatomi per caso tra mano il N. 148 del Corriere Mercantile di Genova, trovai come al valore delle mie osservazioni si ascrive che l’avv. Gerolamo Azuni di Cagliari sia stato dichiarato ineleggibile dalla Camera? Ma questo io mai non dissi. Per l’incontro io dissi che l’avvocato Azuni essendo impiegato negli archivi regii, ei doveva ritenersi archiviato quasi come le carte che egli ha in custodia; che non pertiene egli alla gerarchia degli ufficiali amministrativi inferiori di grado agl’intendenti generali, ma si dee piuttosto la sua condizione. pareggiare a quella dei pubblici ufficiali in ritiro godenti un annuo assegnamento sovra la Cassa dello Stato: per le quali cose tutte fu la mia sentenza ch’ei dovesse proclamarsi membro legalmente eletto di questa Camera dei Deputati. Nè certo il Corriere Mercantile sarebbe caduto in così grosso fallo, nè mi avrebbe fatto dire tutt’altro da quello ch’io dissi in una dilicata quistione che tocca sì dappresso quel mio benemerito connazionale, se la Gazzetta Piemontese non avesse di quelle mie parole tenuto alto silenzio.

Io prego dunque la Camera, e prego il Ministero affinché vogliansi di questa importante faccenda occupare prontamente, seriamente. (Conc.)