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documenti parlamentari


Allo stato delle cose adunque crede la vostra Commissione inutile di vagare nei campi dell’immaginazione e seguitare il signor ministro nelle sue più o meno probabili, più o meno proficue supposizioni; i fatti sono fatti, e le cifre pur troppo sono cifre, e non vi è finzione mentale o supposizione di cui si possa tener conto. La vostra Commissione adunque, o signori, ritenuta l’inutilità e l’onerosità della convenzione d’appalto propostavi dal ministro dei lavori pubblici per la cessione al Governo dello esercizio della via ferrata di Cuneo, compreso quello del tronco da costruirsi da Savigliano a Saluzzo, all’unanimità vi consiglia a volerla respingere.



Concessione della strada ferrata da Savigliano
a Saluzzo
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Progetto di legge presentato alla Camera il 9 dicembre 1854 dal ministro dei lavori pubblici (Paleocapa).

Signori! — Quando la ferrovia di Cuneo fu aperta sino a Savigliano, si riconobbe essere notevolissimo il movimento di viaggiatori che si era determinato sulla strada provinciale di Saluzzo per venirla a raggiungere; e si sentì quindi il vantaggio, e sorse il desiderio assai vivo di dar opera ad una diramazione dalla strada ferrata principale che da Savigliano mettesse a Saluzzo, percorrendo per quattordici chilometri un suolo facilissimo.

Il municipio di quest’ultima città, prendendo l’iniziativa per promuovere una impresa che doveva riuscire di tanta utilità ai suoi cittadini, chiese ed ottenne dall’intendente della provincia la facoltà di farne redigere il progetto dall’ingegnere provinciale, il quale, per quanto consta al Ministero, lo condusse già a compimento. Senonchè nei Consigli municipale e provinciale di Saluzzo sorsero altre idee. Si divisò di costrurre una strada ferrata che per Villafranca e Vigone andasse, col percorso di 32 chilometri, ad unirsi nella stazione di Airasca alla ferrovia di Pinerolo, e si rinunciò per ciò a dare ulteriore seguito ai progetto suddetto. La società di Cuneo, che conosceva di quanta utilità le sarebbe riuscita la diramazione da Savigliano a Saluzzo, s’asteneva tuttavia dal chiederne per suo conto la concessione, confidando nella iniziativa presa dal municipio suddetto, e ben prevedendo che, quand’anche la strada fosse stata da altri costrutta, l’esercizio sarebbe pur sempre caduto in sue mani, essendo troppo evidente che per una diramazione di quattordici chilometri era impossibile sostenere con profitto una gestione separata. Ma quando conobbe che il municipio si ritraeva dalla impresa, non certamente perchè l’avversasse, che sarebbe stato disconoscere troppo apertamente i propri interessi, ma perchè voleva potere più efficacemente favorire un’altra linea, la società di Cuneo si determinò ad assumerla a totale suo carico, e ne presentò formale domanda al Ministero, al quale parve non solo che meritasse favore, ma che in massima dovesse essere per giustizia accettata.

Imperciocché, quando con legge 9 luglio 1850fu fatta la concessione della strada ferrata da Torino a Savigliano, il Governo, avvisando alla probabilità, e quasi direbbesi alla sicurezza, che col procedere degli anni più diramazioni si sarebbero staccate da questa linea, ed avrebbero troppo impigliato e reso men sicuro l’esercizio della via principale, ove questa fosse stabilita ad un solo binario, inseriva nel capitolato l’obbligo di stabilirla a due. E quando colla successiva legge 8 maggio 1852 si estese la concessione sino a Cuneo, bene si consentì che il prolungamento della linea fosse costrutto ad un solo binario; ma, quanto alla primitiva linea concessa, si tenne fermo l’obbligo del doppio binario, solo concedendo alla società di differirne l’armamento finché ne fosse riconosciuta la necessità; la quale sarebbe sorta appunto coll’attuazione di quelle diramazioni, che le condizioni vantaggiose del territorio facevano presagire. Sarebbe dunque ingiusto ed in aperta contraddizione colle disposizioni delle due leggi citate avere obbligata la società a costruire come infatti costruì, la sua strada ferrata sino a Savigliano in guisa da poter ricevere il doppio binario, per provvedere così ad un facile e sicuro esercizio quando fossero attuate le diramazioni, e poi non consentire la costruzione della più interessante fra queste diramazioni, che è certamente quella di Saluzzo.

Indipendentemente poi da ogni precedente affidamento, egli è certo che l’importanza della diramazione di cui si tratta è tale, in proporzione delle sua estensione e della moderata spesa che esige la sua costruzione per la facilità del suolo che attraversa, da renderla una delle più vantaggiose linee di strada ferrata del nostro Stato, come quella che assicura sollecite ed economiche comunicazioni fra la città di Saluzzo, e i mandamenti delle provincie che stanno a ponente, cogli altri mandamenti più cospicui della provincia medesima, Savigliano, Cavallermaggiore e Racconigi, dove si tengono mercati fiorentissimi; e procura a Saluzzo relazioni pronte con Torino, con Genova, colla città di Cuneo, capoluogo della divisione, e colla città di Fossano; e ne procurerà forse in avvenire di più estese con altre città e provincie, mercè la costruzione di altre linee di strade ferrate che si stanno ventilando.

Non avrebbe quindi il Ministero esitato ad accogliere favorevolmente sin da principio la domanda fattagli, se la società di Cuneo non l’avesse vincolata alla condizione «che il Governo si obbligasse a non fare alcuna altra concessione nè per linee di strade ferrate che unissero due punti delle linee da Torino a Cuneo, e da Savigliano a Saluzzo, nè per linee che da altre strade ferrate vadano ad un capo delle due linee suddette, nè ad un punto qualunque delle due linee medesime;» condizione che il Governo non poteva accettare, come quella che costituiva una privativa contraria all’utilità generale. Imperciocché quantunque si possa credere che colla diramazione da Saluzzo a Savigliano, e colla strada ferrata da Pinerolo a Torino, siano per ora soddisfatti abbastanza gli essenziali bisogni delle due provincie di Saluzzo e di Pinerolo, e che non convenga nell'attuale condizione finanziaria del paese impegnare altri capitali meno proficuamente, tuttavolta non conveniva togliersi la possibilità di fare concessioni di nuove linee anche nelle provincie suddette, quando la migliorata condizione de! credito pubblico, il maggior movimento prodotto appunto dallo sviluppo che hanno già preso le strade ferrate, e la cresciuta prosperità dei territorii interessati rendessero le accennate nuove linee attuabili, con reale vantaggio pubblico, e senza troppo gravi sacrifizi per l’erario delio Stato o delle provincie.

Il Ministero dichiarò dunque alla società, che, quantunque egli fosse pur sempre propenso alla chiesta concessione, non avrebbe con essa potuto venire ad alcuna definitiva conclusione, finché persistesse ne! proposito di ottenere la privativa sovraccennata; alla quale avendo dopo alcune conferenze la società di Savigliano rinunziato, cessato ogni ostacolo, si