Pagina:Parlamento subalpino - Atti parlamentari, 1853-54, Documenti I.pdf/256

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E sia lecita ancora la speranza che i sacrifizi sopportati in dipendenza dei mali presenti, valgano ad attenuare i mali in avvenire, che le cure adoperate nel separare i meno colpe- voli dai piú perversi, anlivenga la propagazione delle ree ten- denze, che l’applicazione dei condannati ad una vita regolata e laboriosa col sussidio di influenze religiose e morali valga a rendere piú rare le recidive, che soprattutto educazione dei discoli scemi il numero dei vagabondi e dei malviventi. Se le spese ora falte otterranno questi risultamenti, la generazione che verrá dopo di noi, dovrá sentirne un benefizio non solo dal lato morale, ma anche per le conseguenze finanziarie.

Relazione della Commissione della Camera 25 gen- naio 1854 sulle spese dell’ amministrazione cen- trale dello Stato, e proposta di legge per l’approva-

zione del bilancio 1854 (parte passiva), Lanza re- latore.

Sicnoril — La legge promulgata il 23 marzo 1853 sulla amministrazione centrale dello Stato ha per .iscopo: 1° di sottomettere alla immediata, continua e facile sorveglianza di ciaschedun ministro tutti gli uffici dal suo dicastero di- pendenti ; 2° di risparmiare inutili o non necesarie scrittu- razioni accelerando in tal guisa l’andamento e la spedizione degli affari; 3° di conseguire con questa semplificazione una sensibile diminuzione di spesa, permettendo di ridurre il nu- mero degli impiegati, di risparmiare dei locali, ed altre spese di uffizio.

Non può essere intendimento della vostra Commissione di indagare fin d’ora se col nuovo ordinamento siansi conse- guiti i due primi vantaggi; perchè tale esame si scosterebbe dal particolare mandato che compete alla Commissione del bilancio ; perchè sarebbe prematuro il giudizio sopra l’effi- cacia di un sistema che trovasi solo da pochi mesi attuato.

Era però debito della stessa Commissione, prima di pro- porvi l’accettazione del chiesto stanziamento per il perso- nale della amministrazione centrale a tenore delle nuove piante create col regio decreto del 23 ottobre 1853 di inve- sligare: 1° se l’economia che da tale riforma attendevasi siasi conseguita ; 2° se il numero degli impiegati ivi com- presi corrisponda ai bisogni del pubblico servizio ; 3° se gli stipendi novellamente assegnati siano in giusta correlazione coi gradi e colle rispettive attribuzioni di ogni impiegato.

Prima di assumere quest’esame giova rammentare il testo dell’articolo 2 della legge del 25 marzo 1853 sull’ammini- strazione centrale dello Stato.

In esso è statuito che «l’ordinamento dei Ministeri e de- gli uffizi di cui all’articolo 1 avrá luogo in medo uniforme quanto ai titoli, gradi e stipendi del personale.

«Tali titoli e gradi come pure le altre basi dell’organizza - zione delle direzioni generali e degli altri uffiziinterni de’Mini- steri, saranno determinati da regolamento deliberato in Consi - glio dei ministri ed approvato con decreto reale da pubblicarsi ed inserirsi negli atti del Governo. Non potranno esservi recate variazioni se non nello stesso modo. Gli stipendi annessi ai diversi gradi saranno stabiliti con legge.»

Nel corso della discussione di quella legge, tanto alla Ca- mera dei deputati quanto al Senato, il Ministero prometteva che l’economia proveniente dal nuovo ordinamento ammini- strativo risulterebbe presumibilmente non minore di lire 600,000, non maggiore di lire 700,000.

Infatti alla Commissiune della Camera incaricata di riferire

sopra quel progetto di legge fu dallo stesso comunicato uno specchio delle economie probabili, le quali sommavano com- plessivamente a lire 686,980, però erano anche in queste compresi i risparmi che si attendevano dal riordinamento della direzione delle poste, dell’amministrazione del de- bito pubblico, dell’ispezione generale delle leve, del con- trollo generale e della Camera dei conti per lire 172,660; cosicchè le economie unicamente attendibili dalla riforma degli altri servizi centrali finora attuata, avrebbe dovuto ri- sultare di lire 544,320; nientre, secondo i dati somministrati dallo stesso Ministero alla vostra Commissione, non sarebbesi avverato che un risparmio di lire 343,530, quindi una diffe-: renza in meno di lire 170,790.

Questo divario tra l’economia sperata e PPeconomia che si dice ottenuta proviene probabilmente da ciò, che il Mini- stero, quando presentò il progetto di legge sul nuovo ‘ordina- mento amministrativo, non aveva ancora in pronto il quadro numerico di tutto il personale necessario ai diversi uffici, e supponeva a priori che sarebbe occorso un numero minore d’impiegati; infatti, secondo gli stessi stati da lui trasmessi a quella Commissione, il numero degli impiegati voluto dal nuovo servizio era previsto non maggiore di 545, mentre ne furono poi compresi nella nuova pianta pubblicata col regio decreto 23 ottobre 1853, numero 616 ; quindi impiegati in piú numero 71. Questa eccedenza offre in gran parte spie- gazione della maggiore spesa di fatto richiesta, a fronte della presupposta dallo stesso Ministero.

Non si può dubitare che quella provenga dall’aumento del numero degli impiegati; poichè ia stessa tariffa degli stipendi che fu presentata nel primitivo progetto venne conservata nel bilancio 1854.

Partendo da-questi dati la- vostra Commissione doveva an- zitutto scrutare:

4° Se l’economia assicurata dal Ministero in lire 343,530 sia reale e definitiva;

2° Se interamente provenga dal nuovo ordinamento ;

3° Se non sia possibile ottenere un risparmio maggiore;

Il Ministero deduce quella economia da un paralielo tra il bilancio approvato del 1852, con quello in progetto del 1854.

L’esame accurato di ciascun bilancio, pone in grado la vo- stra Commissione di assicurarvi che le spese del personale con quelle d’ uffizio relative all’ amministrazione centrale sono nel progetto di bilaneio del 1854 effettivamente minori di quelle corrispondenti nel bilancio approvato del 1852, di una somma poco presso uguale a quella esposta dal Mini- stero.

Però la differenza in meno non ci risultò affatto identica a quella supposta dal Ministero in lire 543,530, emergendo invece secondo il nostro computo di lire 341,575, perciò un’economia minore di lire 1985.

Per istituire il confronto tra le spese dell’amministra- zione centrale del 1852 con quelle del 1854, il Ministero si attenne ad un metodo che non poteva essere nè imitato, nè accolto dalla vostra Commissione.

Esso decompose cioè le cifre che erano inscritte nel. bilan- cio 4852 sotto il titolo di spese d’amministrazione generale e portò a calcolo soltanto quella parte di esse che nel bilancio 1854 gli parvero corrispondere alle nuove spese di ammini - strazione centrale eliminandone il rimanente; cosí pure as- segnò o sottrasse dal bilancio di ciascun Ministero quelle spese che col nuovo ordinamento tornano a suo carico ‘op- pure ne furono escluse, decomponendo cosí gli assegna- menti votati a ciascun’azienda e ripartendoli fra i diversi