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sessione del 1853-54


altri? E non può nascere dubbio che già il potere esecutivo abbia aggiustato il taglio del programma ad una statura che ei preconosce? Fin qui il Parlamento fu sempre in queste materie chiamato a deliberare sopra un contratto effettivo, non sopra uno schema, e quasi, direbbesi, sopra un manifesto. Ond’è che uno dei vostri uffizi diede commissioni recise, che non si approvasse la legge, nè si consentisse la congiunzione delle due imprese, se non chiarito il punto che vi fosse qualche società atta a sottentrare ai carichi scritti nel capitolato. Ma non parve alla Commissione di dover accostarsi a quest’avviso; perchè, se dall’un lato il predeterminare in ogni particolarità il capitolato può incagliare qualche combinazione, dall’altro si viene con ciò a troncare molta materia d’arbitrii. Poi egli è evidente che quella che ora vi si propone, specialmente dopo assegnati, come sopra divisammo, i termini dell’alternativa, non è più una legge, la quale bandisca un programma non accessibile che a quelle sole società che di lunga mano avessero presentita la combinazione ministeriale; poichè, statuendo il caso dell’eventuale disgiunzione delle imprese, si apre effettivamente un nuovo e più largo campo alla pubblica gara delle industrie e dei capitali.

Un altro dubbio più grave, e che vuole più diligente disamina, si presentava naturale: se, una volta stanziato il termine di due mesi, dopo il quale si avessero a sperimentare le imprese isolate, non fosse dicevole compiere questo sistema, e, dopo il bimestre di saggio, separare anche la concessione della ferrovia d’Acqui dalla locazione dell’istituto balneario, tanto più che alcune frasi della relazione ministeriale potrebbero autorizzarci a credere che codesta associazione della ferrovia colle terme sia stata immaginata, più che per altro, per trovare una società largamente provveduta di capitali ed atta a sobbarcarsi ai gravi obblighi che le s’impongono a vantaggio del demanio e del municipio di Acqui. Nel quale caso, per le stesse considerazioni che mossero la Commissione a proporre il disgiungimento delle due ferrovie, si sarebbe dovuto venire ad una conclusione uguale, Ma, benchè qui trattisi d’imprese di natura apparentemente diversa, v’ha invece tra l’una e l’altra un’intima connessione. Non può chi assuma l’esercizio della ferrovia d’Acqui non fare massimo assegnamento sulla frequenza degli accorrenti alle terme, nè le terme possono ora accogliere più che la decima parte di quelli che, per la copia delle salutifere acque, vi troverebbero ristoro, se alla ricchezza delle calde polle rispondesse l’ampiezza degli edifizi. Ora, per chi voglia giudicare di quanta importanza sia alla strada d’Acqui il ristauro dello stabilimento balneario, e se l’oculata speculazione possa a fidanza accollarsene il carico, è da avvertire che i bagni d’Acqui, e soprattutto i fanghi, sono i più efficaci e i più abbondevoli che vanti il contineate europeo. La sorgiva bollente, nome che non è, come molti credono, un’iperbole, getta ogni minuto primo 420 litri d’acqua della temperatura di 66 gradi Réaumur. Gli zampilli oltre Bormida menano nello stesso intervallo di tempo 400 litri, che hanno anch’essi una temperatura dai 41 ai 35 gradi Réaumur. La fontana termale del Ravanasco viene a mescere la sua fredda vena nelle vasche vaporose, che basterebbero, se la diligenza umana secondasse la provvidenza della natura, a più di quattro mila bagni nel giro di ventiquattro ore. Non si dimentichi la confortatrice vicinanza di una città, e, quel che più importa, la mitezza del clima che permetterebbe di continuare la cura balnearia nei mesi in cui le altre celebri terme dell’Europa centrale sono seppellite fra le nevi. Noi vedemmo, virtù di cotesti cosmici nosocomii, poveri villaggi nel volgere di brevi anni trasformarsi in ricche borgate. Come non crederemo ad eguali auspicii, trattandosi di terme già note da secoli, celebrate dai più gravi scrittori di idrologia minerale, poste nel mezzo di provincie popolose sotto clima benigno, in un’amena convalle, alle porte di un’antica città? Che se esse non diedero fin qui quei larghissimi frutti che ora ragionevolmente se ne aspettano, gli è appunto per questo solo, che disagevoli erano Ie vie onde condurvisi; e, per incuria appena credibile, gli ospizi non rispondenti nè ai bisogni, nè alla qualità, nè al numero degli ospiti.

Non può dunque la ferrovia d’Acqui promettersi una sicura prosperità, se insieme non si decupli, come è possibile, il concorso alle terme, nè le terme sperar maggiore il concorso, e neppure accoglierlo, se non se ne proporzionino gli edifizi all’uopo, se con pietoso studio di decente festività non si rimuova dallo stabilimento la sconfortevole apparenza di un convegno d’ammorbati, e se la ferrovia non sopprima le noie e le fatiche di un lungo cammino agl’infermi, e, che non importa meno, ai curiosi, Così la costruzione della ferrovia e l’ampliazione e l’abbellimento delle terme sono a vicenda causa ed effetto, come spesso s’iacontra nelle complicazioni economiche.

Chiarita cotesta intima connessione delle due aziende, non v’ha chi non vegga naturale il pensiero di affidare il ravviamento delle terme a quella stessa compagnia che si assumerà la costruzione e l’esercizio della strada ferrata d’Acqui, Con che si otterrà, oltre l’innegabile vantaggio delle finanze dello Stato, anche quello di sottrarre uno stabilimento, che vuole intera, pronta e continua diligenza di amministratori, alla lenta e distratta gestione governativa, la quale, mutata in tutela, potrà d’altra parte impedire, semprechè occorra, ogni esorbitanza degl’intraprenditori a danno del pubblico servizio igienico.

Le considerazioni fin qui discorse varranno a rendere ragione dei mutamenti che, con ogni cura di parsimonia, la vostra Commissione introdusse nei progetto ministeriale.

L’articolo 1 della legge prepostavi e gli articoli f, 5, 8,9, 10, 11, 12, 15, 16, 235, 28, 66 e 71 dell’annesso capitolato vennero modificati in conseguenza del principio adottato dalla Commissione, che le due diramazioni della ferrovia piacentina da Tortona ad Alessandria e da Tortona a Novi si abbiano a pareggiare in tutto fra di esse e colla linea a cui mettono capo congiuntamente; il che giovò anche a riordinare gli articoli per modo che più agevole riuscirà, occorrendo il caso della disgiunzione delle imprese, lo stralciare dal capitolato complessivo, che si sottopone all’esame della Camera, i due capitolati parziali che dovranno condizionare le.separate concessioni, come verrebbe disposto dagli articoli 4 e 5, aggiunti al progetto di legge del Governo.

Di lieve importanza, e piuttosto per aggiungere chiarezza, curare la precisione o compiere le disposizioni proposte dal Ministero, anzichè per immutarle, sono le modificazioni introdotte agli articoli 3, 52, 64, SO, 85, 94, 127, 129, 130, 131, 152, 153, 4154, 136 e 157 del capitolato; onde esse nou dovrebbero aver bisogno di alcun commento giustificativo.

Brevemente delle altre, L’articolo 6 del capitolato indica le stazioni che si avranno a piantare sulla linea da Alessandria a Stradella, Tra Casteggio e Broni, borghi lontani l’uno dall’altro poco meno di 141 chilometri, non una stazione; appena il progetto ministeriale fa sperare in progresso di tempo una fermata a Santa Giulietta, che è quasi a mezza via. La vostra Commissione crede più spediente di stabilirvi subito una piccola stazione. La cosa parla da sè.