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si può ricavare legittimamente se non questo, che già a quel tempo, 547 di R., il genere poetico più in fiore era il dramatico; e non che scriba significasse soltanto scrittore di fabulae, cioè tragedie, comedie e sature. Poichè per vero Livio stesso già in quell’inno non è autore dramatico, sì lirico e anche epico, perchè in un inno a Giunone, in tale circostanza, doveva aver luogo il ricordo della memore ira di lei, e perciò qualche tratto epico, che, in ben altra forma, troviamo nell’Eneide1; e a ogni modo, fu egli poeta epico, anzi il primo, appunto esso, che si ricordi.

III.

Che polloni della stessa sementa la quale germinò nella Grecia i poemi omerici, fossero anche nell’Italia e in Roma, a me par probabile; certo è peraltro che molte pianticelle già adulte vi furono trapiantate poi. Da Servio2 è ricordata un’antica pittura del tempio di Ardea, che rappresentava Capaneus con le tempie trapassate dalla folgore. Altre storie, oltre le Omeriche, penetravano dunque nel Lazio, da’ poemi cyclici, da cori e tragedie; e questa di Capaneo penetrò certo in tempi bene antichi, se fu il modello della morte di Hostilio. Ed estranea ai poemi omerici è pure la favola di

  1. T. Liv. 1. 1. tacta de caelo aedes in Aventino Iunonis reginae.... tum septem et viginti virgines.... carmen in Iunonem reginam canentes ibant. Ricorda che nell’Eneide Giunone irata si rinfocola chiamandosi regina; i 46; e così è detta nei momenti dell’odio più decisivi; per es. vii 573. Festo ad v. scribae.
  2. ad Aen. i 44.