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Argonautae, sempre avendo innanzi modelli Alessandrini. Scrisse poi satire1 e un Bellum Sequanicum; nel che si vede, come si può arguire per Bibaculo, una specie di conversione letteraria, un proposito di entrare nel cerchio nazionale Enniano e Luciliano. Ottimi sono i versi che di lui rimangono e tali riconosciuti pur dagli antichi2. Egli è il vero precursore di Vergilio. Però Orazio, quando scriveva la satira già accennata nella quale deride il gonfio Alpino, la palma della poesia eroica dava a un altro, a L. Vario Rufo (680?-740?), e a lui passava l’invito, fattogli da Agrippa, di cantare le sue imprese3. E scrisse in fatti epicamente intorno alla morte di Cesare e scrisse il Panegirico di Augusto, oltre la famosissima tragedia Thyeste e forse elegie. Orazio aveva certo giudicato bene di Vario; ma non sapeva che quello a cui, secondo il parer suo, le Camene paesane e contadine avevano assentito l’epos molle atque facetum, sarebbe stato il grande poeta delle gesta di Roma, un Ennio meno la rozzezza, un Vario più l’inspirazione.

VIII.

Nel tempo in cui Orazio componeva la satira X del primo libro, tempo che è piuttosto dopo che prima del 720, P. Vergilio Marone attendeva alle Georgiche. Nato il 15 ottobre del 684 ad Andes (Pietole) presso Mantua (Mantova), dal 712 al 716

  1. Hor. I x 46.
  2. Sen. rhet. p. 313 K. optimos versus Varronis. Vedi fr. vi.
  3. Hor. S. I x 43 C. I vi 1-4.