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tornano sazi dai prati, ed il lor flessibile collo
manda gli squilli che via per il fiume e per l’Asia palude
tìntinano1.

E anch’io fui di quelli che ascoltarono dalla bocca del poeta a mano a mano le singole odi prima che uscissero in globo. E forse Alceo dalle battaglie reduce...? pensavo. Riandare i giorni ne’ quali le ascoltai, è, per me, ricordarsi di un tempo che non mi sembra felice se non per un certo palpitar del cuore dietro speranze, che avevano ali di formiconi, e caddero, e furono preda dei merli; ma d’un tempo, insomma, che mi sembra felice ora, e perciò me ne ricordo con dolore, e perciò me ne passo. Dico soltanto... oh! i mio maestro! guardato e ascoltato con un’affezione e una ammirazione che concentrava in lui tutte le mie idealità; da Virgilio a Garibaldi, da Dante a Mazzini! oh! il mio poeta, da cui mi pareva di essere benedetto io sopra ogni altro, quando egli diceva col tremito nella voce:

Ell’è un’altra Madonna, ell’è un’idea....

Bene: ma certo era my love more richer than my tongue, e io non riusciva sempre a heave my heart into my mouth, e ammiravo per quanto sentivo e intendevo, nor more, nor less. E questo dico non tanto perchè mi auguri che il good master della poesia italica, quando sarà giunto, come io auguro all’Italia, all’estrema candidissima vecchiezza, esclami con pietà di reminiscenza, su me: his voice was ever soft gentle and low.... ma perchè

  1. Aen. VII 698 sqq. Vedi per l’interpretazione allegorica il mio Epos xlvii [pag. 246 e seg. in questo volume] e 285.