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vole a me par di riconoscere questo accento melodico di cui si parla come d’un mistero preistorico. Sì: nella dolce pronunzia di Colombina io lo sento, codesto accento indiano: quand’ella dice, per esempio, baso. Sopra ba- è l’accento ritmico, e in -so è il melodico. Sì: è báso, ma con una certa spinta a divenir basó. Non le pare? Noi sentiamo che quella finale non è così spoglia, così nuda, così atona come in toscano; sì che non ci fa meraviglia che ella in quel vernacolo si conservi e in altri vicini si perda. Io mi figuro che così un tempo si pronunziasse, per un esempio, la parola greca νηός (della nave), νη con lo stesso accento di ba-, e -ος con quel medesimo, se accento si può dire, di -so: accento ritmico su νη- accento melodico in -ος. Ora guardi. La lingua spagnuola è pronunziata con una musicalità che ricorda quella del vernacolo veneziano. Ebbene in ispagnuolo Dios, yo, Carlos, si pronunziano con l’accento ritmico sull’ultima. Come mai? Quali che siano le spiegazioni che i glottologi veri e serii danno di tal fatto, io presento la mia; ed è questa: l’accento che prima sulle ultime era solo melodico, simile a quello che è in baso, divenne poi ritmico, a spese del ritmico che era prima nelle prime sillabe. E in Messina il pronome io ora, dal popolo, lo sento pronunziare ío, ora .

L’accento melodico esisteva nei tempi più antichi. E nei più moderni no? La coesistenza di forme come paravisti e parasti, túlerunt e tulérunt, e anche di ténebrae e di tenébrae, prova che quello sonava anche in tempi storici. In tali parole non sarebbe stato libero di metter l’accento su una o