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388 antico sempre nuovo

E sa certo quanta parte abbia nel diletto estetico il tacito computo che fa chi riguarda e ascolta un’opera d’arte, della difficoltà che s’intravede in rapporto con la facilità che si vede. È un sentimento analogo a quello che ci fa pregiare le pietre e i metalli che appunto si dicono preziosi. Sono preziosi, perchè rari. E così l’opera d’arte è preziosa quando è rara; quando noi confessiamo a noi stessi che noi non sapremmo fare altrettanto, e che nessuno anzi l’avrebbe saputa fare così come ci si presenta; quando noi sentiamo che non solo è rara, ma unica! L’estetica della rima in Dante, che è certo il più poderoso domatore del ritmo, è tutta in questo discorsino sottinteso: — Vedete? Io ho da esprimere questo difficile concetto, e l’ho da esprimere in modo che le parole si concludano, metti il caso, con la rima in oncia. Come ve la cavereste voi? È impossibile, direte. Ebbene, guardate: io l’ho detto. E ora direte che era facile. Ma ora, lo dite. — È l’estetica d’Orazio1:

                                             ut sibi quivis
          speret idem; sudet multum frustraque laboret
          ausus idem;

è l’estetica di tutti: l’estetica. Ci sono delle perle false più grosse e più belle delle vere. Chi preferirà quelle a queste? E se ne può fare di grosse come un uovo di tacchino, come un uovo di struzzo, credo. Ed ecco, poichè in natura di così grosse non si trovano, ecco che così fatte hanno ancor meno pregio delle altre che sono false bensì, ma più piccole e più verosimili. E perciò nessuno le farà e nes-

  1. Hor. A. P. 240 sqq.