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414 antico sempre nuovo

                         s’ode a déstra:

l’accento di ode non può essere cancellato.

E chi dirà che ciò non sarebbe una bella cosa anche in italiano? Certi versi, pronunziati ritmicamente, come s’intendono? L’orecchio non distingue più le parole a cui noi abbiamo tolta la loro anima. Chi non vede come sia migliore il verso, che nel coro Manzoniano, segue il primo?

               a sinistra risponde uno squillo.

Questo è perfetto. Le sillabe (si, stra, ri) atone, e le parole (a, uno) atone perchè proclitiche, si pronunziano, naturalmente, senz’accento; le parole toniche col loro accento tutte. Così va bene.

Il lettore, dunque, di siffatti versi neoclassici è avvertito di pronunziare accentate tutte le parole e sillabe accentate, e di picchiar bene con la pronunzia, e di non trascurare le metatoniche e le iniziali. E chi dirà che anche questo sia male? Si osservi che la lingua aulica o letteraria non ubbidisce così docilmente alle fatali leggi della trasformazione continua. È un po’ contro natura, la lingua aulica. Ora è nostro dovere di conservarla e renderla più efficace che si possa, anche nel rispetto fonetico e prosodico. Chè anche la fonetica e la prosodia di essa è, per qualche parte, prodotto d’arte più che di natura. Ai giovani marinai s’insegna a dire signor sì e signor no, perchè, nella lontananza, tra il frastuono delle onde, a dire sissignore e nossignore, non si sente che gnore, e il e il no non si percepiscono. Orbene noi dobbiamo far sì che nella lingua comune a tutti gli italiani, la quale per tutto è