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contentare altrui e non può. Via: stimatevi un poco più, e cominciamo:

L’aratro è fermo: constitit aratrum, o se volete presentare l’azione proprio nel momento che avviene, consistit aratrum. Voi ci sentite già la cadenza dell’esametro. Ma è poi giusta? quali delle sillabe di quelle due parole vi lasciano incerti? forse stit di consistit? No: le terminazioni in t sono sempre brevi. Sempre? presso tutti? Nei più antichi, si guarda alla quantità originaria della vocale avanti il t (ciò nelle coniugazioni); e così avete esset spondeo in Ennio. Ne’ poeti del buon secolo si trova spesso il ricordo di tale uso. L’a iniziale di aratrum?

chi sa la quantità dell’a di aro? chi ricorda qualche verso, dal quale si veda tale quantità?

Nudus ara, sere nudus: hiemps ignava colono.

Che vuol dire: «ara e semina quando non è ancor tempo d’indossare sulla tunica, il cento, mantello o schiavina ricucita da vecchi scàmpoli e pezze».

L’a di aratrum è dunque breve; e la cadenza dell’esametro è perfetta. Ma si comincia dalla fine? ecco: in vero, bisogna prima assicurarsi della fine, in cui, come sapete, l’accento grammaticale coincide quasi sempre con l’accento ritmico. Nel nostro proposito poi, vi ho detto che dovete rispondere all’italiano, verso per verso. Ora proviamoci a tradurre il resto del primo e il secondo verso: il bove d’arar sazio, Leva il fumido muso ad una branca D’olmo: taurus defessus arando ad ulmi frondem tollit fumantem rictum. Potete togliere arando che si sottintende facilmente, potete dire ad ulmum meglio che ad ulmi frondem. E resterebbe: taurus defessus