Pagina:Pascoli - Antico sempre nuovo.djvu/53

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il latino nelle scuole 39

non convenga all’esametro? Palatium, che ha i tra due lunghe, se a Palatium facciamo seguire consonante: elidere um sarebbe duro. O allora? non è essa la voce più importante del verso? I latini, come i greci, circoscrivevano spesso: ricordate le formule omeriche, «la forza di Ercole», «la possa di Oceano». In Ennio, nel padre del «verso lungo» latino, è pietas animi per pius, caeli templa per caelum, luminis oras per lumen. Dite anche voi Palati (con un i solo) saxa invece di Palatium. Avremo dunque et ei resonant frondiferi o frondosi o nemorosi saxa Palati. Prima di tutto, et ei è bene sostituirlo con cui, e meglio di cui, sarebbe mugienti. Ma mugienti ha una breve tra due lunghe, dunque via. Però sarebbe elegante riprendere quel mugit' finale d’un verso con parola iniziale d’un altro che venisse dalla medesima fonte. Forse mugitu? Sì: sono tre lunghe, un molosso: uno spondeo, più una lunga. A questa bisogna provvedere o una lunga o due brevi. Frondosi? No: a molosso iniziale non deve seguire altro molosso, perchè farebbero fra tutti e due, tre spondei interi e non si avrebbe cesura. Un’altra: nemorosi? parola ionica a minori: non può seguire al molosso iniziale perchè farebbe con esso tre piedi interi e non ci sarebbe cesura. O un anapesto o uno spondeo, insomma: resonant? Sì: Mugitu resonant. Qui sta bene la parola ionica, nemorosi e poi il resto:

Mugitu resonant nemorosi saxa Palati.

Ora affrettiamoci. Il resto del sonetto rendiamolo, presso a poco, così: Hasta innititur altera (cancellate quest’ultima parola, che ha breve tra due lunghe)