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pensieri scolastici 61

LA POESIA LIRICA IN ROMA1

I.

«All’aurora nato, a mezzo il giorno bene citareggiava» Hermeia2. Presto l’uomo trovò gli strumenti che imitassero le voci della natura; coi quali egli potesse da sè e a sua posta creare il meraviglioso mormorio che lo circondava. E presto vi associò piuttosto grida, sul principio, che parole, quasi a vincere il frastuono incessante del mondo esterno e ad affermare la vita e forza della sua anima avanti il Tutto. Nella Grecia, da cui, come da maestra di Roma e di tutti, è bene cominciare, risonavano nei

  1. Dalla «Lyra» di Giovanni Pascoli, editore R. Giusti, Livorno. Prima edizione, 1895; settima, 1924.
         Le note senza nome di autore o indicazione di opera si riferiscono alla su detta «Lyra».
  2. Hymn. Hom. B 17. La chelys che Hermeia fece cantatrice, pascolava avanti la porta, quando egli la vide e se la portò dentro, dicendo, con molte altre festevolezze (36),

    Meglio restarsene a casa, dannoso è starsene fuori

    il qual verso è da molti rifiutato per trovarsi in Hes. O. et D. 365. Non sarebbe assurdo sospettare che derivasse da un’antica canzone sulla chelys di cui avremmo il primo verso, almeno, in quella cantilena di fanciulle conservata da Polluce 9, 125:

    cheli chelone e che fai tu in quel mezzo?