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12 La Canzone del Paradiso

«Va’, Flor d’uliva, va’ con la cognata,
per medesine e benedizïoni:
foglie di nose e flori di pilatro,
20vesiche d’olmo e flori di sambuco.
Nell’acquastrino prendi le ramelle
del salcio d’acqua detto l’agnocasto».
Va Flor d’uliva, torna va ritorna,
ma lieta in cuore, chè vedrà domani,
25vedrà Bologna e le sue grandi torri;
e canta... E per le spalle a mo’ de l’onde
               scorrèn le longhe ciocche blonde...

Domani è il Santo delle innamorate.
Siedono su le panche6 le pulzelle.
30Son li amadori a’ loro piè col mento
sopra le mani, e i gomiti sull’aia.
Gli occhi guardano, palpitano i cuori:
palpitano le lucciole nel buio.
Parlano e dànno in lievi risa acute;
35fanno le rane prova di cantare.
Ma Flor d’uliva siede in terra e intreccia
le lunghe reste; ch’ella non ha drudo.
Le code intreccia, e mette, ad ogni volta
data alle code, un capo d’aglio nuovo;
40ma gode in cuore, chè vedrà le torri,