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dall’odissea di omero 85

e per la nave e i compagni. E se tu pur ne possa sfuggire,
tardi, in mal modo, v’andrai; dopo tutti i compagni perduto,
sopra una nave d’altrui; troverai nella casa dolore:
uomini pieni di boria, che a te si divorano il bene,
la tua divina consorte chiedendo, ed offrendole i doni.
Ma punirai tu per certo, là giunto, la forza di quelli.
Pur quando uccisi in tua casa quei domandatori di nozze
o con inganno avrai tu o palese con punta di bronzo,
vattene subito allora con teco un manevole remo,
fin che tu giunga tra genti che nulla conoscano il mare,
e che non mangino cibo commisto con grani di sale;
che non conoscano navi, di porpora tinte le guancie,
non i manevoli remi che sono le penne alle navi.
Ed un segnai ti darò, molto chiaro, perchè non ti sfugga.
Quando incontrandosi in te qualcun altro che vada a sua strada,
dica ch’hai sovra la spalla possente un malanno di spighe,
pianta in quel punto nel suol della terra il manevole remo,
vittime belle sacrifica a Posidaòne signore,
prendi un ariete, un toro ed un verro che salta le scrofe,
quindi ritornane a casa ed immola solenni ecatombe
agli immortali celesti che tengono l’ampio del cielo,
a tutti quanti, di fila. E la morte, a te stesso dal mare,
lungi, verrà, sì soave, che sotto la forza t’uccida
d’una vecchiezza benigna ed intorno le genti saranno
molto felici: son queste le cose veraci che dico„.
.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     


la madre nel mondo di là

Ma io rimasi pur lì senza muovermi, fin che mia madre
venne, che bevve lo squallido sangue: in un attimo vide,
e lamentando mi volse parola dall’ali d’uccello:
“Mia creatura, in che modo scendesti alla tenebra scura