Carlo così, chiamato Carlomagno,
il re de’ Franchi, imperador romano,
alto parlava in cima alla montagna:
i mandriani, sparsi nelle macchie,
credevano d’udir tuoni lontani.
I baroni tenean gli occhi alla terra
fissi: taceva ognuno. Un giovinetto
ben fatto uscì d’un subito di schiera;
e disse: “Dio vi custodisca, o re
Il re stupito lo guardò. Ver lui,
come Davidde avanti il re Saulle,
veniva, dolce, gracile, sicuro,
un giovinetto biondo, con la cute
rosea, le mani bianche: una fanciulla
vestita ad uomo, egli parea: con nulla
sopra lo scudo e sopra la barbuta.
“Tu...„ disse Carlo “cosa vuoi qui tu?„
“Io voglio quello che non vuol nessuno:
l’onore, o re, se Dio non m’abbandona,
d’essere l’uom che prenderà Narbona„.
Tanto con l’aria sua semplice disse
egli guardando tutti quanti in viso.
Alzato il capo, “To’ „ disse il fiammingo
ad un guerriero ch’egli avea vicino:
“Amerighetto il nostro compagnino
“Amerighetto„, il re disse: “il tuo nome
“Amerigo. Son io povero, come
un fraticello povero. Non ho
paglia nè vena; ed ho venti anni, e sono
baccelliere: non altro. A me niun dono
fece Fortuna: mi dimenticò!