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dall’iliade di omero | 23 |
un consiglio dal cielo
Iride allora gli disse, la rapida piedi-di-vento:
“Ben lo sappiamo anche noi ch’altri l’ha le tue armi famose;
ma pur così sulla fossa tu va’, tu ti mostra ai Troiani,
se per timore di te si trattengano dalla battaglia
quelli, e gli Achei bellicosi, premuti, respirino un poco,
poi ch’un respiro pur breve in battaglia, è pur sempre un respiro„.
E così detto vanì via Iride piedi-veloci.
E il caro a Giove Pelide balzò su: Pallade intorno
alle gagliarde sue spalle gettò la sua ègida a frange,
posegli intorno alla testa, la dea tra le dee, una nube
d’oro; egli stesso da sè un barbaglio di fiamma sprizzava.
l’urlo d’achille
Come allorchè da città sale il fumo per mezzo l’azzurro,
lungi, da un’isola a cui i nemici guerreggino intorno;
essi pel giorno quanto è, si trascelgono l’uomo al cimento
fuor della loro città; ma insieme al tramonto del sole
ardono segni di fuoco via via per le mura, ed in alto
va la fiammata, balzando, che intorno la veda il contado,
se mai per navi s’appressi qualcuno a salvarli da morte:
luce dal capo l’Achille saliva così nell’azzurro.
Stiè sulla fossa, lontano dal muro, in disparte dagli altri,
senza mischiarsi agli Achei (della madre ubbidiva all’avviso).
Quivi egli stando ululò: d’altra parte anche Pallade stessa
mise una voce: e levò nei Troiani indicibile allarme.
Come già chiaro è lo squillo, se canta la tromba al venire
a circondar la città di nemico che strugge le vite,
tanto fu chiaro lo squillo che uscì dalla bocca d’Achille.