Il peccato d’altrui la pena mia.
Ni.Ninfa, che parli? frena
Frena la lingua da soverchio sdegno
Trasportata là, dove
Mente devota à gran fatica sale.
Non incolpar le stelle:
Che noi soli à noi stessi
Fabbri siam pur de le miserie nostre.
Am.Già nel ciel non accuso
Altro che ’l mio destino empio, e crudele;
Ma più del mio destino
Chi m’ha ingannata accuso.
Ni.Dunque te sol che t’ingannasti, accusa.
Am.M’ingannai sì, ma nel inganno altrui.
Ni.Non si fà inganno à cui l’inganno è caro.
Am.Dunque m’hai tu per impudica tanto?
Ni.Ciò non sò dirti. à l’opra pure il chiedi.
Am.Spesso del cor segno fallace è l’opra.
Ni.Pur l’opra solo, e non il cor, si vede.
Am.Con gli occhi de la mente il cor si vede.
Ni.Ma ciechi son se non gli scorge il senso.
Am.Se ragion nol governa ingiusto è il senso.
Ni.E ingiusta è la ragion se dubbio è il fatto.
Am.Comunque sia sò ben che ’l core hò giusto.
Ni.E chi ti trasse altri che tu ne l’antro?
Am.La mia semplicitade, e ’l creder troppo.
Ni.Dunque à l’amante l’honestà credesti?
Am.A l’amica infedel, non à l’amante.
Ni.A qual amica? à l’amorosa voglia?