Pagina:Pastor fido.djvu/226

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   Mir.Padre, che padre di chiamarti, ancora
   Che morir debbia per tua man, mi giova,
   Lascio il corpo à la terra
   E lo spirto à colei, ch’è la mia vita.
   Ma s’avien ch’ella moia,
   Come di far minaccia, oime qual parte
   Di me resterà viva?
   O’ che dolce morir, quando sol meco
   Il mio mortal moria,
   Ne bramava morir l’anima mia.
   Ma se merta pietà colui, che more
   Per soverchia pietà, padre cortese,
   Provvedi tu, ch’ella non moia, e ch’io
   Con questa speme à miglior vita i’ passi;
   Paghisi il mio destin de la mia morte,
   Sfoghisi col mio strazio,
   Ma poi ch’io sarò morto, ah non mi tolga,
   Ch’i’ viva almeno in lei
   Con l’alma da le membra disunita,
   Se d’unirmi con lei mi tolse in vita.
   Mon.A gran pena le lagrime ritegno.
   O’ nostra humanità quanto sè frale.
   Figlio stà di buon cor, che quanto brami
   Di far prometto: e ciò per questo capo
   Ti giuro: e questa man ti dò per pegno.
   Mir.Hor consolato moro e consolato
   A te vengo Amarilli.
   Ricevi il tuo Mirtillo,
   Del tuo fido pastor l’anima prendi,