Pagina:Pastor fido.djvu/73

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   Ch’un sol, che n’havess’io, n’andrei beata.
   E per più non poter ti bacio anch’io
   Fortunato Melampo. Hor se benigna
   Stella forse d’Amore à me t’invia,
   Perche l’orme di lui mi scorga; andiamo
   Dove Amor me, te sol Natura inchina.
   Ma non sent’io trà queste selve un corno
   Sonar vicino.? Sil. Tè Melampo tè
   Dor.Se ’l desio non m’inganna, quella è voce
   Del bellissimo Silvio, che ’l suo cane
   Chiama trà queste selve. Sil. Tè Melampo,
   Tè tè. D. Senz’alcun fallo è la sua voce.
   Oh felice Dorinda, il ciel ti manda
   Quel ben che vai cercando. È meglio ch’io
   Serbi il cane in disparte, io farò forse
   De l’amor suo con questo mezzo acquisto.
   Lupino. Lu. Eccomi. Dor. Và con questo cane
   E ti nascondi in quella fratta, intendi?
   Lu.Intendo. Dor. Và tosto. E non uscir s’io non ti chiamo.
   Lu.Tanto farò. Dor. Và tosto. Lu. E tù fà tosto;
   Che se venisse fame à questa bestia,
   In un boccone non mi mannicasse.
   Dor.O come sè da poco. sù và via.
   Sil.Dove misero me, dove debb’io
   Volger più il piede à seguitarti ò caro,
   O mio fido Melampo? hò monte, e piano
   Cercato indarno, e son già molle, e stanco.
   Maladetta la fera, che seguisti.
   Ma ecco Ninfa, che di lui novella