Pagina:Patria Esercito Re.djvu/256

Da Wikisource.
238 parte prima

altro valoroso del reggimento Alessandria, intorno al quale vale la pena di spendere due parole: tanto più che, parlando di lui, abbiamo l’occasione

di parlare del lagrimato nostro Re.

Durante le grandi manovre del 1894, S. M. il Re Umberto era alloggiato nel villino Bonoris in Montechiari. La mattina di una giornata di riposo per le truppe volle profittarne per recarsi a visitare l’Ossario di S. Martino. Montò per tempo a cavallo e si diresse a quella volta, seguito da uno dei suoi aiutanti di campo, l’Orazio Lorenzi, e da due corazzieri.

Lungo la strada fra Montechiari e S. Martino, i contadini guardavano con una certa curiosità i quattro passanti; senza però arrivare a scoprire che uno di quelli fosse nientemeno che il Re d’Italia; profondamente convinti che un Sovrano avrebbe dovuto avere un seguito molto più abbondante.

Giunti presso la grande torre, S. M. mandò l’aiutante di campo verso l’Ossario, perchè facesse ricerca del custode.

Ira questi Pietro Canna, l’ex sergente nei Cavalleggeri di Alessandria, il quale aveva ottenuto quella specie di canonicato per merito di guerra. Scelto a custode dell’Ossario di Solferino, passò più tardi a quello di S. Martino. Era un buon uomo, onesto, volonteroso, attivissimo; ma lo si dovette mandar via, da Solferino prima, da S. Martino poi, in causa della moglie — certa Carolina, di allegra memoria — la quale, dopo averne fatte di cotte e di crude,
costrinse quella benemerita presidenza a licenziare anche il bravo, innocente e ingenuo marito.

Cotesta.... Messalina, — conviene dirlo a sua attenuante, — era ciò che si chiama un’assai bella e appariscente creatura; anco lei, intelligente e attiva, era solamente una altrettanto furibonda peccatrice.

Fatta la conoscenza dei coniugi, torniamo presso S. M. il Re, il quale, dopo avere atteso pochi minuti, pensò bene di dirigersi all’Ossario per incontrarsi coll’aiutante e il custode.