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dieci anni dopo | 343 |
l’abitudine di non farlo, che niuno ne seppe nulla; e quando il Re fumava lo faceva di nascosto, quasi stesse commettendo un delitto.
Ecco perchè la presenza di quella paniera di sigarette lo sorprese; e doveva sorprenderlo. Laonde, rivolto al padrone di casa, fra molto dolce... e un finto brusco, gli disse:
— Come ha fatto lei a sapere che io fumo sigarette?
— Non fui io, Maestà, a saperlo, è stata la polizia segreta di mia moglie.
Il Re sorrise, e per mostrare il suo gradimento, prese dalla paniera due sigarette — dovevano essere due Salonicco di contrabbando — ce ne offerse una... accese un fiammifero... fumò e ci invitò a fumare.
Questo era proprio il caso di dire:
— Maestà, questa sigaretta la fumerò per tutta la vita!
IV.
Ma qui, per cullarci ancora nella dolce illusione di obbedire agli ordini del povero Re, e anche per seguire con certo ordine la storia di quelle sette giornate, che non ritorneranno mai più, procederemo dall’Orario di Corte, ordinato da S. M. e firmato, con firma autentica, dal suo Prefetto di palazzo conte Cesare Gianotti.
E, per cominciare bene, cominciamo col pranzo dato in onore degli ufficiali esteri, il giorno 15 settembre, cioè quello che seguì l’arrivo di S. M. al Chievo.
Di questo, che fu il primo, riproduciamo la pianta e la disposizione della tavola, colla nota