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348 parte seconda

si fa generale: si può dire che non v’ha metro quadrato di terreno da dove non si spari, e tutta la valle brulica, e crepita.

Arriva il Re di gran trotto, seguito dal suo Stato maggiore.

Egli si ferma a guardare attentamente le mosse dei combattenti, su quelle zolle più volte rese sacre dal buon sangue italiano.

La folla, fra cui una quantità di belle ed eleganti signore, lo saluta rispettosamente.

Il generale Morra galoppa ad incontrarlo.

Fotografi, artisti e dilettanti, manovrano con le loro macchine, invadendo il campo.

In questo momento lo spettacolo è magnifico. Le batterie bianche di Custoza sono costrette al silenzio, e su monte Croce si piazzano le batterie nere, che fulminano l’Ossario.

Il colle è preso d’assalto da tutte le parti.

A Custoza, la V Divisione si scagliona in catene alla Prussiana, pronta al fuoco; mentre le batterie di monte Arabico tirano contro la cavalleria che si avanza nella pianura fra Pozzo Moretto e Staffalo.

Ad un tratto, nella valle si ode un grande urlo: — Savoia! Savoia!

Sono i bersaglieri che attaccano alla baionetta.

I bianchi si ritirano in ordine, facendo fuoco.

Custoza è presa.

Le fucilate e le cannonate si fanno vive da quella parte, monte Marmaor e monte Vento sono gli ultimi ridotti dei bianchi che si ritirano in buono ordine.

A coronamento dell’opera, viene a collocarsi sul piazzale una batteria da nove, e spara allegramente....

Qui, strilli delle signore.... un fuggi fuggi generale.

La scossa dell’aria è infatti terribile.

Il Re parte con tutto il suo seguito e va a Santa Lucia, dove si riduce il centro dell’azione.

Sono le dieci.

Nel ritorno si è un po’ più contenti dei giorni indietro, incominciando a rappacificarci con Giove Pluvio; il quale però non fece veramente giudizio che il dì della rivista; commosso forse dall’arrivo di due Dee dell’Olimpo in terra: S. M. la Regina Margherita, e S. A. R. la Duchessa Elena di Francia.