Pagina:Patria Esercito Re.djvu/54

Da Wikisource.
36 parte prima

un esercito strapotente possono essere felici — ed alzò gli occhi al cielo soggiungendo: — Eppure bisogna tentarle!

La commozione, lo sconforto dell’anima del Re si trasfusero nel mio; la mia voce si fece tremula, e scoppiai in dirotto pianto, quando vidi le lagrime che sgorgavano dal cuore del Re Magnanimo, mentre approvava la chiusa della dichiarazione nelle seguenti parole: Così la guerra dell’Indipendenza nazionale si riapre. Se gli auspici non ne possono essere tanto lieti quanto nello scorso anno, la causa ne è pur sempre la stessa: santa come il diritto che hanno i popoli tutti arbitri del suolo in cui Dio li ha posti: grande come il nome e le memorie d’Italia.

Asciugate le lagrime, tentai — proseguiva il Mauri — di confortare l’animo del Re; ma presago come Egli era di una prossima irreparabile sventura, non riescii che a trargli un mesto sorriso dalle labbra e queste meste parole: — Signor Mauri, metto allo sbaraglio vita, figli, corona.... Che io abbia almeno la gratitudine degli Italiani!„

E qui il bravo Canetta, abbandonandosi a tutto l’entusiasmo di cui era piena l’anima sua nobilissima, usciva in questo volo lirico che fa fremere e palpitare; e che qui testualmente riproduciamo:

“Traditore il Re, che, a piedi, alla testa di una compagnia di bersaglieri, aveva voluto passare per il primo sul ponte del Ticino, e per il primo toccare, colla spada alla mano, la patria lombarda! Traditore il Re, che, nella terribile giornata di Novara, quando tutto era finito e non appariva speranza di salvezza, cercava la morte sotto l’artiglieria austriaca, dicendo al generale Durando, che con dolce violenza lo voleva strappare da quel posto: — “Generale lasciatemi morire; questo è l’ultimo giorno della mia vita!„ — Traditore il Re, che, nella sera del 23 marzo 1849 abdicava per Vittorio Emanuele II, invece di trattare Egli stesso col nemico — invece di ottenerne patti migliori per il Piemonte in compenso del vile e supposto mercato!.... Traditore il Re, che doveva sfuggire alle persecuzioni austriache e attraversare tutto il campo della terribile battaglia sotto il falso nome di colonnello conte di Barge! Traditore il Re, che abbandonava la patria, la famiglia, tutti i bei sogni della sua mente, per recarsi esule volontario ad Oporto!.... — Traditore il Re, che nella solitudine della bianca villa A la Quinta, in conspetto dell’Oceano sognato da Cristoforo Colombo apportatore di gloria al nome italiano — si vedeva tributate solenni onoranze da una speciale ambasceria delle Camere subalpine!.... Traditore il Re, che, anche morendo, il 23 luglio 1849, esclamava: — “Nessuno saprà mai quello che io ho fatto per l’Italia!„

Oh! aveva ben ragione il deputato Josti di dire allora al Parlamento Subalpino, nella memorabile seduta del 26 marzo 1849:

“Io per me, in tanta meschinità di uomini, una sola figura veneranda