Pagina:Pavese - Dialoghi con Leucò.djvu/183

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bastata la vita a punirli, senza bisogno che l’Olimpo ci si mettesse col diluvio? Se qualcuno ha violato qualcosa, credi a me, non sono loro.

amadriade   Intanto gli tocca morire. Come staranno domani quando sapranno quel che accade?

satiro   Senti il torrente, piccolina. Domani saremo sott’acqua anche noi. Ne vedrai delle brutte, tu che ami guardare. Meno male che non possiamo morire.

amadriade   Alle volte, non so. Mi chiedo che cosa sarebbe morire. Quest’è l’unica cosa che davvero ci manca. Sappiamo tutto e non sappiamo questa semplice cosa. Vorrei provare, e poi svegliarmi, si capisce.

satiro   Sentila. Ma morire è proprio questo — non piú sapere che sei morta. Ed è questo il diluvio: morire in tanti che non resti piú nessuno a saperlo. Cosí succede che verranno a cercare noialtri e ci diranno di salvarli e vorranno esser simili a noi, alle piante, alle pietre — alle cose insensibili che sono mero destino. In esse si salveranno. Ritirandosi l’acqua, riemergeranno pietre e tronchi, come prima. E i mortali non chiedono che questo come prima.

amadriade   Strana gente. Loro trattano il destino e l’avvenire, come fosse un passato.

satiro   Questo vuol dire, la speranza. Dare un nome di ricordo al destino.

amadriade   E tu credi che davvero si faranno tronchi e pietre?

satiro   Sanno favoleggiare, i mortali. Vivranno nell’avvenire secondo che il terrore di stanotte e di domani li avrà fatti fantasticare. Saran bestie selvatiche e rocce e piante. Saranno dèi. Oseranno uccidere gli dèi per vederli rinascere. Si daranno un passato per sfuggire alla morte. Non ci sono che queste due cose — la speranza o il destino.