Pagina:Pavese - Il mestiere di vivere.pdf/119

Da Wikisource.
1938 115


9 ottobre.

L’arte di sviluppare i motivetti per risolverci a compiere le grandi azioni che ci sono necessarie. L’arte di non farci mai avvilire dalle reazioni altrui, ricordando che il valore di un sentimento è giudizio nostro poiché saremo noi a sentircelo, non chi interviene. L’arte di mentire a noi stessi sapendo di mentire. L’arte di guardare in faccia la gente, compresi noi stessi, come fossero personaggi di una nostra novella. L’arte di ricordare sempre che, non contando noi nulla e non contando nulla nessuno degli altri, noi contiamo piú di ciascuno, semplicemente perché siamo noi. L’arte di considerare la donna come la pagnotta: problema d’astuzia. L’arte di toccare fulmineamente il fondo del dolore, per risalire con un colpo di tallone. L’arte di sostituire noi a ciascuno, e sapere quindi che ciascuno s’interessa soltanto di sé. L’arte di attribuire qualunque nostro gesto a un altro, per chiarirci all’istante se è sensato.

L’arte di fare a meno dell’arte.

L’arte di essere solo.

10 ottobre.

Naturalmente, ammetti che il piú odioso degli uomini mangi a quattro ganasce e se la goda. Questa ti pare anzi la sottolineatura della sua odiosità.

E ammetti dunque che il piú odioso degli uomini si goda la donna piú bella, viva con lei in buona armonia, abbia una casa fine e di buon gusto, sia padre felice, domini nel mondo, goda dell’onestà ecc.

C’è forse differenza tra il masticare di gusto e questi altri piaceri? Non solo, ma devi anche concedergli il piacere di sentirsi infelice ogni tanto, sommamente infelice, di sentirsi nobile per la sua sofferenza.

Che cosa puoi rifiutare al piú odioso degli uomini? Non puoi rifiutargli nulla.