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1938 123


Tutt’al piú commuoversi sugli altri, mai su se stesso.

To pity others perhaps, never to pity one’s self.

(Commuoversi significa anche irritarsi).

Émouve-toi, si tu veux, sur les autres, ne t’émouve jamais sur toi-même.

Be touched by others, don’t be touched by yourself. (Cfr. II).

30 ottobre.

Si perdona agli altri quando ci conviene.

1° novembre.

I caratteri che per un nonnulla si accasciano sono i piú adatti a subire grandi colpi. Vivono nell’atmosfera di tragedia piú agevolmente degli energici. Hanno presto esaurita la loro riserva di strazio e tirano avanti. (Cfr. 17 settembre, III).

Abituarsi a considerare ogni graffiatura una disgrazia, toglie vigore al colpo di una grande e vera sventura. (Cfr. 19 ottobre).

Succede una disgrazia:

«l’ottimista baldanzoso» soffre atrocemente,

«quello a cui tutto va male» soffre cosí cosí,

«il pessimista integrale» gode della conferma.


Per non soffrire occorre convincersi che tutto è sofferenza. Il Leopardi poteva avere vita felice.

Per non soffrire occorre soffrire. Cioè: occorre accettare la sofferenza (cfr. 11 giugno-15 ottobre ’38).

Ma «accettare la sofferenza» significa conoscere un’alchimia per cui il fango diventa oro. Non si può «accettarla» e basta. I pretesti saranno (I) che si diventa migliori, (II) che si conquista Dio, (III) che se ne trarrà poesia (il piú magro), (IV) che si paga uno scotto che tutti pagano.

Ma quando si tratti della sofferenza suprema, la morte, il I e il III pretesto cadono: restano la conquista di Dio o il destino comune.