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Pagina:Pavese - Il mestiere di vivere.pdf/280

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276 1944


5 settembre.

Dei sette punti dove Erodoto nella descrizione dell’Egitto dice che si fa scrupolo di toccare i misteri, si tratta, in tre casi, degli dèi-animali, in due del rito fallico, negli altri d’autolesionismo e d’illuminazione sacra. Perché Pane è rappresentato con testa e gambe di caprone (XLVI), perché il porco — immondo il resto dell’anno — si sacrifica e si mangia nella festa di Bacco (XLVII), perché gli animali in genere sono sacri (LXV)? Qui Erodoto sente un orrore totemico e non osa parlare. Perché le immagini falliche alla festa di Bacco hanno il fallo snodato e mosso da fili (XLVIII), perché gli Ateniesi fanno le erme falliche (LI)? Qui Erodoto sa che il fallo e il dio coincidono e non osa dirlo. In onore di chi ci si batte nella festa d’Iside (LXI), perché a Sais si fa la festa delle lampade (LXII)? Qui c’è probabilmente qualche altra nefandezza che la rispettosa curiosità mondana di Erodoto non si sente di affrontare. Ecco un esempio del modo greco di trattare il selvaggio: lo si riconosce con rispetto tollerante come sacro, e punto. In questo rispetto c’è la consapevolezza razionalistica che tutto il mondo del sacro e del divino nasconde di questi abissi e occorre tirarci un velo.

[Un tempo si sacrificava agli Dei ma senza nominarli (LII). È da poco che Omero ed Esiodo hanno descritto e raccontato gli Dei (LIII) — il tono di Erodoto è quasi di rimprovero].

7 settembre.

I passi misteriosi nel II di Erodoto sono ancora questi: LXI, LXXXI, LXXXVI, CXXXII, CLXX, CLXXI. In tutti si allude a Osiride, di cui non si vuol pronunciare il nome. Perché? Altre volte ne fa il nome e dice che è Bacco (CXLIV).

8 settembre.

La predizione oracolare non è altro che l’espressione immaginosa del destino. Le cose accadevano, e gli antichi diedero loro un suggello di unicità facendole previste dal dio.