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1937 55


20 novembre.

Tutto quanto potevo concedere alla «poesia pura» risulta dalla unificazione estatica d’ogni poesia nell’attimo contemplativo. L’oratoria manca, mancando il pensiero tramato. Tutto si risolverà in un’illuminazione accesa dai vari pensieri e dalle sensazioni intrecciate. L’immagine-racconto era questo. Soltanto, era un racconto fatto di un solo verbo (Uccise - Fumò - Bevve - Godette - ecc.). Il problema è come uscire dalla semplice proposizione e scrivere dei periodi.

Sarà come per il romanzo attuale? Ai fatti concatenati sostituire il paesaggio interiore? Tornare alla idea di dare il pensiero in movimento?

Il piú ordinario e banale modo di raccontare il pensare è di impiantare una figura che va costruendosi col proprio passato e avvenire. Il vecchietto di Semplicità. Il dio-uomo di Mito. La puttana della Puttana contadina1. Il metodo di queste poesie è un compromesso tra la posizione del personaggio e la logica fantastica della materia che li costruisce. Non racconto soltanto la loro essenza e non racconto soltanto il mio fantasticare. È sempre ambiguo se essi pensino o io li pensi. M’interessano insieme le loro esperienze e la mia logica fantastica. Ma siamo chiari: la mia logica è un mezzo, un modo d’essere delle loro esperienze. La «scoperta di rapporti che è essa stessa argomento del mio raccontare» parrebbe quindi una chimera.

Siamo chiari: at the back of my head io non tollero che l’argomento sia la scoperta dei rapporti. Nemmeno nell’estasi il mezzo non è il fine. In pratica nessuno può raccontare il suo stile: lo stile è per definizione cosa che si adopera a un fine.

Dove lo stile diventi esso un fine, diverrà qualcosa di oggettivo, una situazione, che non si vede perché debba avere maggior dignità di un qualunque altro mondo narrativo.

Del cugino dei Mari del Sud dicevo che faceva una cosa e un’altra, mentre della puttana contadina dico che le ritorna nel mattino,

  1. Poesie contenute in Lavorare stanca, cosí come gli altri titoli citati piú avanti [N. d. E.].