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1938


3 gennaio.

La vera, profonda, ragione della nostra incompatibilità è che lei accoglie tutte le cose con una franca avidità, cattolicamente, disponendole tutte in una gerarchia di valori che serba le grandi linee tradizionali. Accoglie tutto, con il corpo e con l’anima, secondo che si deve. Vedi la sua franca gioia della montagna, la dispersione stessa delle sue giornate sentita semplicemente come tale, la capacità di dedicarsi a ciò che nell’istante ha scelto di fare.

Tu hai sfasato il tuo accordo di corpo e d’anima, vivi in antinomie: voluttuoso-tragico, vile-eroico, sensuale-ideale, ecc. senza costruirle cattolicamente, senza possederti, ma osservando stupito gli eccessi di oscillazione. Tu la bevi con gli occhi mentre lei mangia la brioche. Eppure anch’essa ti vuole tutto il bene che la sua natura le consente. Ma per te è insieme la vita e la morte. Dei due, chi potrà essere vittima è però sempre lei.

[......]1. E sarebbe sempre piú quadrata di te che appunti tutto in una direzione sola. Perché tu vivi di pensieri, lei di realtà. E la realtà non è mai squilibrio, non è mai peccato. Nessuno ci crederebbe, ma quell’«essenzialmente...» è un complimento. Tanto è vero che, dove mi affaccio io, compaio in stato d’inferiorità («... e lo scrivo tremando...») E il male nasce sempre da chi è sfasato, non da chi è reale. Io non potrò mai, malgrado tutto, essere una sua vittima. Lei sí, in mille modi. Triste conforto.

  1. Omessa una riga e mezza [N. d. E.].