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82 1938

sia uno spregevole scotto da pagarsi all’Armonia Prestabilita in compenso delle ineffabili consolazioni e trionfi che troverà nei suoi sogni.

Poi scopre che anche il mondo dei sogni richiede una pratica, una astuzia, tale quale l’altro. Ma succede sempre che se ne accorge quando non è piú in tempo per vincere l’inveterata ingenuità. E questo è lo scotto vero che gli tocca di pagare.

In fondo io non cerco altro nella vita che le prove per darle della vacca dalla testa ai piedi. A chi? alla vita?

Impara da lei: tutte le volte che le leggi qualche pensiero indiscutibile e offensivo, lei sorride tollerante e non accetta la discussione. Cosí fanno i furbi. Specialmente con se stessi.

Si dovrebbe stupirsi se fosse diverso: si accumula, si accumula rabbie, umiliazioni, ferocie, angosce, pianti, frenesie e alla fine ci si trova un cancro, una nefrite, un diabete, una sclerosi che ci annienta. E voilà.

Il brutto delle disgrazie è che avvezzano a interpretare come disgrazie anche le cose indifferenti. (Sarà corretto il 1° novembre ’38).

Hanno ragione gli idioti, i pazzi, i testardi, i violenti, tutti meno le persone ragionevoli. Che cosa altro si fa nella storia, se non inventare spiegazioni ragionevoli per le proprie pazzie? Che è come evocare dei nuovi pazzi che metteranno tutto a soqquadro.

Bisogna esser pazzi, non sognatori. Essere al di qua dell’assestamento, non al di là.

Un pazzo può ancora rinsavire, ma al sognatore non resta che staccarsi da terra.

Il pazzo ha dei nemici. Il sognatore non ha che se stesso.