Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/152

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Quella sera, sul trave, le ragazze non finivano piú di cimentarmi, e veniva tutto da Gisella.

Diceva che a quella sposa della Piana non piacevano i macchinisti, perché i macchinisti sono gente che gira e non hanno voglia di lavorare. E a quelli di Torino che parlano fino, non gli davano credito a Monticello. Mi faceva rabbia che Gisella fosse d’accordo con Talino, che ogni tanto diceva anche lui la sua e cimentava la Pina.

Un bel momento rispondo: — Non sono qui per sposarmi, ma se volessi, qualcuno potrebbe leccarsi le dita.

— Non si sa, — mi risponde Gisella, e mi guardava che pareva l’Adele quando piglia in giro Talino, — non si sa chi si leccherebbe le dita.

— Non dite novità, — fa Vinverra che dalla sua sedia si metteva e levava la cappellina, grattandosi in testa. — Domani, Ma’, impastate, e tu Talino e voialtre, ripassate i sacchi. Berto ti aiuterà.

— Qui si lavora anche alla domenica?

— Si lavora quando è necessario. La macchina è pronta?

— Anche subito.

Intanto si sente tuonare. — Vedrete Pa’ che stanotte piove, dice Miliota. — Le mosche mordono.

— Ti hanno preso per la vacca, — dice l’Adele.

— Adesso che il fieno è tagliato, si capisce che piove, — borbotta il vecchio.

— Guarda il macchinista che è andato a fare il bagno, non lo mordono, — diceva l’Adele. — Bisognerà che, dopo battuto, ci lasciate andare tutti alla Piana, Pa’, a fare il bagno anche noi.


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