Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/167

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con la bocca e me con gli occhi, e anche la vecchia era contenta perché poteva masticare. Faceva tanto caldo che, per quanto ci fosse il riscontro della finestra e della porta aperta in fondo, non si sentiva corrente. Solo Talino aveva il muso come me; sembrava che sapesse qualcosa; ma Vinverra era allegro e ci scherzava tutti due.

— Ernesto è un bravo figliolo, — diceva, — ha già fatto amico col macchinista.

— Non è mica intero come Talino, — fa l’Adele.

«Lo sanno tutti, — pensavo, — lo sanno tutti e nessuno lo paga».

Chi avrei pestato era la vecchia, che doveva aver visto ogni cosa e veniva ancora a piangere perché a Talino gli facessi la guardia. E adesso mangiava come una gallina e si succhiava la polenta, e le ragazze ridevano, anche la Pina, anche Miliota, e magari con tutte Talino aveva fatto il maiale.

Poi penso: — Pazienza. Se non era per lui, forse Gisella non veniva con te — . Ma con Talino ce l’avevo lo stesso. Gli dice il padre in quel momento: — Brutto insensato, perché dire in piazza il percome e il perché?

— Ho detto quello che è vero, — fa lui masticando.

— Se tutti dicessero quello che è vero, — gli rispondo sul muso, — neanche tu saresti qui.

E me ne vado sulla porta per fumare tranquillo. C’era un cielo cosí sereno che faceva male agli occhi; e se non fosse ch’ero stanco, quella era un’altra giornata da portarmi Gisella su quell’erba di ieri per farla parlare. Perché, magari anche sola e sotto un portico, fin ch’era vestita e in piedi sapeva difendersi.

Fumavo e sentivo Vinverra attaccare di nuovo coi sacchi. — Tu e Berto e Miliota, — diceva a Talino, — dovete passarli. E voialtri portate giú le fascine, che domani sia pronto. Verso sera verranno Ernesto e Gallea.

— Prima facciamo vespro, — diceva l’Adele. — Questa gente hanno sonno. La polenta fa sonno.

— Voialtre dovete impastare. Voglio che Nando vada domani a cuocere, perché sono le pagnotte che tengono dritti — . Ma poi borbottava: — Le pagnotte e il buon vino.

Allora vado a sedermi nell’aia, dove c’era un po’ d’ombra, sulla finestra della stalla, e sentivo muoversi i conigli e le bestie;


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