Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/187

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mi guardava. Perdeva sangue da un ginocchio e aveva la braca rimboccata. Mi guardo intorno e non c’era nessuno.

— Ho sentito la macchina, — dice.

— Di dove vieni?

Lui fa un passo e si volta e mi mostra la collina. — Ho dormito alla Grangia, — mi dice, con la solita voce. — Ho sentito la macchina. Ho la schiena rotta.

Però aveva paura, si guardava intorno. Mi prese la rabbia e pensavo: — Qui mi fa fesso un’altra volta, se non lo fermo mi fa fesso un’altra volta.

— Lo sai che è morta? — gli dico sui denti.

— È morta? — fa lui.

Sembravano gli occhi di quand’era entrato in prigione. Li girava da tutte le parti come si gira una paglia tra i denti, e non si muoveva di là. Li chiudeva perché aveva vergogna, e con la mano si tirava su i calzoni.

Non so ancora adesso perché non gli sono volato addosso a buttarlo per terra. Era cosí spaventato che ci sarebbe riuscito anche Nando. — Tocca ai carabinieri, — dicevo, — tanto Gisella è morta, tanto torno a Torino. Deve andare in galera, e tocca ai carabinieri.

Che stupido, pensavo, perché non scappa?

In quel momento me lo immagino addosso a Gisella che urlava, e lui come una bestia a fiaccarle la schiena e tenersela sotto. Dovette vedermelo in faccia, perché mi accorgevo che tremava e stringeva le dita. Ma ormai gli avevo parlato. — Vieni in cortile, — gli dico, — vieni a vedere cos’hai fatto.

Ma lui dice: — Va’ a chiamare Pa’, fa’ il piacere, ho bisogno del Pa’.

Io lo guardo, lo guardo, e poi dico: — Va’ tu.

Guardava in aria e io mi volto: era il portico dove avevamo dormito. Guardava con quegli occhi che non stavano fermi. Poi parla, non a me. — Sono qui, — dice forte con la voce contenta. C’era Vinverra alla finestra della stalla.

Prese la corsa verso le canne della strada; e dopo un attimo vedo il vecchio sbucare e filare anche lui, come può, nella stoppia.

Mentre guardavo la collina vuota, sento Nando che chiama. — Vi cercano i carabinieri, — dice dalla finestra della stalla. — Subito.

Ma nel cortile era arrivata la guardia di Monticello e mostrava già all’appuntato il mio libretto. I due carabinieri avevano il mo-


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