Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/240

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gli innamorati, e Guido accese la sigaretta e ascoltò quello che lei gli diceva, guardando chi entrava e chi usciva. Poi per accontentarla le fece col lapis il profilo sul marmo. Un momento ch’erano soli, Ginia gli disse: — Sai, sono contenta che non sei mai stato innamorato.

— Se ti fa piacere, — disse Guido.

Finirono la sera malinconici, perché venne fuori che Guido appena congedato doveva fare una scappata al paese a salutare la mamma. Ginia si consolò come poteva, facendolo parlare dei suoi e della casa, del mestiere di suo padre e di quando era ragazzo. Seppe che aveva una sorella che si chiamava Luisa, ma le dispiacque che Guido fosse insomma un contadino. — Da ragazzo andavo scalzo, — le confessò ridendo, e Ginia allora capí il perché delle sue mani forti e di quella voce larga, e non credeva che un contadino potesse fare il pittore. Lo strano era che Guido se ne vantava e, quando Ginia gli disse: — Ma tu però stai qui, — le rispose che la vera pittura si faceva in campagna. — Ma tu stai qui, — ripetè Ginia, e allora Guido: — Io sto bene soltanto in punta a una collina.

Da allora Ginia pensò molto, chi sa perché, a quella Luisa, e le invidiava che fosse sorella di Guido, e cercava d’immaginare i discorsi che Guido aveva fatto con lei da ragazzo. Adesso capiva perché Amelia non lo aveva mai voluto. «Se non fosse un pittore, sarebbe un campagnolo qualunque», e se lo immaginava come un coscritto, di quei ragazzi che passano in marzo col fazzoletto al collo cantando, e vanno soldati. «Ma lui sta qui, — pensava, — e ha fatto lo studente, e abbiamo gli stessi capelli». Chi sa se anche Luisa era bionda. Quella notte Ginia, appena entrata in casa, chiuse a chiave la porta, poi si spogliò davanti allo specchio e si guardò preoccupata, confrontandosi col colore della nuca di Guido. Adesso tutto quel male era passato e le pareva straordinario che non le fossero rimasti segni. Si figurò di posare davanti a Guido, e si sedette su una sedia come quel giorno Amelia nello studio di Barbetta. Chi sa quante ragazze Guido aveva veduto. L’unica che non aveva ancor visto bene era lei, e Ginia, solo a pensarci, si sentiva il batticuore. Sarebbe stato bello diventare di colpo come Amelia, bruna, slanciata e indifferente. Cosí non poteva lasciarsi veder nuda da Guido. Prima dovevano sposarsi.

Ma Ginia sapeva che non l’avrebbe mai sposata, per bene che


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