Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/247

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XIII.

— Lo sai che cos’è?

Ginia fece di sí con gli occhi, senza parlare.

— Io invece non lo sapevo.

— Chi te l’ha detto?

— Non senti come parlo? — disse Amelia come strozzata.

— Ma è perché fumi.

— Credevo, — disse Amelia. — Ma il tuo brav’uomo di domenica era un medico. Guarda — . Si spaccò la camicetta e tirò fuori una mammella. Ginia le disse: — Io non ci credo.

Amelia levò gli occhi, con la mammella tra le dita, e la guardava. — Allora baciami qui sopra, — disse adagio, — qui dove c’è l’infiammazione — . Per un momento si fissarono; poi Ginia chiuse gli occhi e si chinò sulla mammella.

— Ah no, — disse Amelia, — ti ho già baciata io una volta.

Ginia si accorse di esser tutta sudata, e fece un sorriso scemo, diventò rossa come il fuoco. Amelia la guardava senza parlare.

— Lo vedi che sei stupida, — disse finalmente, — proprio adesso mi vuoi bene, quando sei innamorata di Guido e di me non t’importa piú niente — . Si abbottonò la camicetta con la mano magra. — Di’ la verità che di me non t’importa piú niente.

Ginia non seppe cosa dire, perché lei stessa non capiva quel ch’era stata per fare. Ma che Amelia la maltrattasse, era contenta, perché adesso capiva cos’erano i nudi, le pose e i suoi discorsi. Lasciò che Amelia si sfogasse a parlare e tutto il tempo ebbe la nausea come quando da bambina faceva il bagno e si svestiva sulla sedia vicino alla stufa.


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