Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/250

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Poi Rodrigues disse: — Io torno a letto, fa freddo, — e si girò tirandosi addosso le coperte.

Quando Ginia gli disse tremando ch’era stata baciata da Amelia, lui si mise a ridere, appoggiato al gomito, nell’ombra: — Allora siamo colleghi, — disse. — Soltanto un bacio?

— Sí, — disse Ginia, — c’è pericolo?

— Un bacio come?

Ginia non capiva. Allora lui glielo disse, e Ginia giurò ch’era stato un bacio da ragazze.

— Sciocchezze, — disse Rodrigues, — sta’ tranquilla.

Ginia era in piedi, davanti alla tenda, e sul tavolo c’era un bicchiere sporco e delle bucce d’arancia. — Quando ritorna Guido? — chiese.

— Lunedí, — disse Rodrigues. — La vedi? quella è una natura morta, — e indicava il bicchiere.

Ginia sorrise e si scostò. — Siediti, Ginia. Siedi qui sul letto.

— Devo scappare, — disse Ginia, — io lavoro.

Ma Rodrigues si lamentò che l’aveva svegliato e adesso non gli dava neanche il buon giorno. — Per celebrare lo scampato pericolo, — disse.

Allora Ginia si sedette sull’orlo, sotto la tenda spalancata. — Ho il batticuore per Amelia, — disse. — Povera diavola. È disperata. Davvero si diventa ciechi?

— Ma no, — disse Rodrigues, — si guarisce. La sforacchieranno da tutte le parti, le taglieranno qualche pezzo di pelle, e vedrai che quel dottore se la porta ancora a letto. Credi a me.

Ginia cercò di non sorridere, e Rodrigues continuò: — Vi ha portate in collina? — e parlando le carezzava la mano come se fosse la schiena di un gatto.

— Che mani fredde, — disse ancora. — Perché non vieni a scaldartele?

Ginia si lasciò baciare sul collo, dicendo: — Stia buono, — poi si alzò in piedi, tutta rossa, e corse via.


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