Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/32

Da Wikisource.


Elena gli nascose il volto sul petto. — Véstiti, ingegnere. Ora vado via.

Stefano dormí pesantemente e si svegliò nell’alba fresca e fu contento d’esser solo. Preparandosi a uscire pensava che la prossima volta avrebbe spento la luce per non dover sorridere e potersi immaginare di aver nel letto la giovane scalza. «Purché non s’innamori, — brontolò, — purché non s’innamori e non lo dica in paese».

Nelle giornate che seguirono, Stefano rivide una sola volta Elena, e la spaventò con le storie del maresciallo e della ronda; ma sentiva ogni volta, rientrando, le tracce dell’umile e folle presenza. Il letto era sempre rifatto, l’acqua rinnovata, i fazzoletti lavati. Trovò pure una tovaglia di carta ricamata, sul tavolo.

Elena fu contenta che spegnesse la luce e, siccome non sapeva far altro che stringersi Stefano al petto, tutto divenne molto semplice e non c’era nemmeno da parlare. Stefano sapeva che al mattino Elena lo spiava passare davanti alla bottega, ma non entrò mai per non sentirsi imbarazzato di fronte alla madre. Una cosa aveva Elena, che la distingueva dalle comari del paese: come non parlava il dialetto, cosí sotto la veste nera era sempre pulita e la sua pelle bianca era dolce. Ciò faceva pensare Stefano ai tempi che la donna aveva vissuto in Liguria, moglie di un militare che poi se n’era separato.

— Anche tu te ne andrai, — gli diceva nel buio. — Tu qui stai male e te ne andrai.

— Forse in prigione un’altra volta.

— Non dirlo, ragazzo — . Elena gli chiudeva la bocca. — Queste cose, se si dicono, succedono.

— Tengo là pronta la valigia, infatti. Come posso esser sicuro di domani?

— No, tu andrai a casa e mi lascerai.

In quei giorni Stefano sedette molto all’osteria, e di rado s’allontanò lungo la spiaggia o per la strada degli ulivi che s’addentrava ai piedi del poggio. Era molto fiacco e, appena giunto nuotando allo scoglio consueto, vi si stendeva sotto il cielo limpido e sentiva le gocciole scorrergli sui pori del corpo ormai brunito e coriaceo, riposato e sazio. Nel tremore della luce guardava ancora la riva fatta di grige casupole, rosee e giallastre, e dietro altissimo il poggio dalla cima bianca, il paese antico. Anche il suo isolamento


28