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Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/356

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— Nella vita che faccio, — le dissi, — ho bisogno di molti quattrini.

— Se cercassi i quattrini, — mi disse, — ti basterebbe il negozio. Tu non cerchi i quattrini.

— Che cosa cerco?

Allora Linda alzò le spalle, con quel broncio che sapeva far lei.

— Cos’hai fatto quest’oggi? — mi chiese tranquilla.

— Amelio, — dissi, — era capace di far quattrini?

— Lascialo stare, — disse Linda.

— Sono andato a trovarlo.

Allora Linda mi guardò.

— Sta meglio?

Alzai le spalle.

— Sono andato stanotte rientrando.

Linda schiacciò la sigaretta e disse adagio: — Perché fai queste cose?

Le presi la mano. — Non questa notte, stamattina, — dissi. — C’era gente con lui.

— Gliel’hai detto?

Strinsi la mano e dissi: — No.

— Volevi dirglielo?

— Non so, — le risposi. — Non so che cosa dovrei dirgli. Lui di te non mi parla. Tu non mi hai detto se vi siete mai toccati.

— Se mi avesse toccata, — disse Linda guardandomi, — cambierebbe qualcosa?

Allora feci come lei. Dissi: — Che cosa?

Linda guardò un momento il tavolo. Poi disse brusca: — Andiamo via.

Dopo un po’ ci sedemmo in un altro caffè.

— Perché mi dicevi che non so far quattrini?

— Perché non li fai.

— Basta darsi a un lavoro.

— Un lavoro non basta. Ci vuole passione.

— Non voglio mica diventare milionario. Mi basta portarti a ballare.

— Lo vedi che non cerchi i quattrini?

— Sono stufo della vita che faccio, — le dissi. — Vorrei avere anch’io una moto e girare con te.

— Vuoi buttarmi in un fosso.


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