Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/426

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Non rispondeva e non capii perché.

— Le sta bene la tuta, — le dissi. — Se penso a lei, la vedo in tuta giorno e notte.

Non rispose, e nemmeno si sentiva rumore. Allora stetti sulla porta e non sapevo cosa fare. A quell’ora non passava nessuno e il negozio era buio. Poi la luce s’accese. Mi voltai. L’avevo lí davanti in tuta, che rideva.

Tutta la notte stemmo insieme, su quel letto. Era di quelle che gli piace divertirsi. Ogni tanto dicevo: — Mi vesto. — Non andartene, — lei diceva, — chi sa se dormi un’altra notte qui con me — . La chiamavo Ginetta. Lei rideva e piangeva; non stava mai ferma. Quando si stese e non disse piú niente, anch’io restai con gli occhi svegli dentro il buio.

«Come sono le donne, — pensavo, — l’ha già capita che di lei non m’importa». Mi tornava una rabbia lontana, come se lei fosse qualcuna che non era, come se stare lí con lei non mi piacesse. Mi aveva detto tante cose di quei giorni — tante parole, tanti scatti, tante occhiate che le avevano fatto capire che avevo bisogno di lei. «Non è vero, — pensavo, — è una donna. Non vuol dire che è lei che mi cerca». Avrei voluto andare a casa e star solo. Dovevo averla giorno e notte nei piedi?

Venne mattino e mi svegliai che lei era già alzata. Mi faceva il caffè. — Non hai fame? — S’era vestita con la blusa di sempre, e venne al letto e mi guardava.

— Padrona, — le dissi, — qualcosa non va?

Lei mi buttò le braccia al collo e stette lí come una scema. La baciai come prima e le dissi: — Cos’hai?

— Non dài nessuna confidenza, — lei mi disse. — Non mi pensi.

Quel mattino capii come vanno le cose. Se vuoi bene a qualcuno, quell’altro ci ride. Mi veniva di ridere, senza averne voglia. Non glielo dissi, ma le dissi che doveva stare attenta. — Non ci siamo sposati, — le dissi, — lo sai? facciamo conto che sia sempre il giorno prima.

Andai fuori a fumare una cicca davanti al fiume. Però era bella la scarpata coi terrazzi e le ville. Era bella anche l’acqua sotto le arcate, nel sole. Dal cantiere del ponte veniva un rumore di colpi di mazza. Mi tornò in mente la montagna quell’inverno in fondo al corso.

Tornai dentro e passò la mattina. Lei faceva insieme a Pippo


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