Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/69

Da Wikisource.

rosso in faccia. — Gli è successo che è incinto e non vuole saperne — . Anche Stefano sorrise, poi guardò interrogativo Gaetano.

Gaetano preoccupato aveva il viso dei primi tempi quando non si conoscevano ancora. Squadrò Stefano con gli occhietti solleciti e gli disse confidenziale: — Questa mattina il maresciallo ha chiamato Catalano in caserma e l’ha arrestato...

— Come?

— Pare che venga una denuncia da San Leo per violenze carnali.

Uno dei vecchi interloquí: — Vedrete che ci sarà pure il bambino.

— Il maresciallo è amico nostro, — continuò Gaetano, — e gli ha parlato con riguardo. Lo arrestò in caserma per non spaventare la madre. Poi chiamò il dottore che la facesse avvertita...

C’era un fiato leggero che sapeva di frescura e di mare. Il terriccio della piazza era brunastro, impastato di rosso, e riluceva di pozze. Stefano disse allegro:

— Uscirà subito. Volete che tengano dentro per queste sciocchezze?

Tutti e quattro lo guardarono ostili, anche il capostazione. Il vecchiotto di prima scosse il capo, e sogghignarono entrambi.

— Voi non sapete che cos’è prigione, — disse Gaetano a Stefano.

— È una gran sacrestia di dove si passa in Municipio, — spiegò il capostazione mangiandolo con gli occhi.

Gaetano prese il braccio a Stefano e s’incamminò con lui verso l’osteria.

— Insomma, è una cosa grave? — balbettò Stefano.

— Vedete, — rispose Gaetano, — sembrano decisi e chiedono il processo. Se la ragazza non è incinta, vuol dire che mirano, fin che sono in tempo, al matrimonio. Altrimenti avrebbero aspettato che Catalano si accasasse, per ottenere di piú producendo il bambino.

Avvicinandosi all’osteria Stefano provava un senso strano di sollievo, di costernata e di smarrita ilarità. Vide le facce consuete, e li guardò giocare, incapace della fermezza di sedersi, ansioso di sentirli parlare di Giannino. Ma non ne parlavano, e scherzarono invece nel solito modo. Soltanto lui sentiva un vuoto, un’inutile pena, e confrontava quella gente col mondo lontano dal quale un giorno era scomparso. La cella era fatta di questo: il silenzio del mondo.

Ma forse anche Giannino rideva, nella sudicia cella accecata.


65