Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 2, Einaudi, 1961.djvu/184

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stelle, senza vederci bene in faccia, con una donna, con un vecchio, con qualcuno di noi, mi avevano dato una strana allegria, un senso festoso e irresponsabile, che gli assalti del vento tiepido, il dondolio delle stelle e dei lumi lontani, allargavano a tutto l’avvenire, alla vita. I bambini sulla piazza si rincorrevano assordanti. Avevamo fatto progetti, fatto il nome di borghi disseminati sulle coste e sui ciglioni, parlato dei vini da bere, dei piaceri che ci attendevano, della vendemmia.

— A settembre, — disse Oreste, — andremo a caccia.

Allora mi ero ricordato di Poli.


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