Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 2, Einaudi, 1961.djvu/308

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madre se era stata cosí — se è mai possibile vivere con qualcuno e comandarlo, senza lasciargli il segno. Io dalla mamma ero scappata in tempo. O no? La mamma borbottava sempre che un uomo, un marito, era un povero affare, che i maschi non sono cattivi ma scemi — ed ecco che l’avevo ubbidita anch’io. Persino la mia ambizione, la smania di far da sola, di bastarmi, non veniva da lei?

Prima che me ne andassi la Lina chiacchierò, come succede, di qualche sua compagna di scuola e trovò il tempo di dirne male, di chiedersi dove le famiglie trovassero i mezzi per mandarcele. Io cercavo di ricordarmi com’ero a quell’età, che cosa avrei detto in un caso come questo. Ma io a scuola non ero andata, io non prendevo il caffè con la mamma. Ero certa che fra poco, alle mie spalle. Lina avrebbe parlato di me con sua madre come parlava delle compagne di scuola.


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