Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 2, Einaudi, 1961.djvu/323

Da Wikisource.

sava piú i calzoni grigioverdi né il maglione, ma una giacca a vento con sciarpa gialla. Il bracciale l’aveva sempre. La sua testa ricciuta e i denti bianchi mi fecero un curioso effetto. Quasi quasi mentre parlavo fui sul punto di allungare la mano e toccargli l’orecchio. «È l’aria della montagna», pensai spaventata.

Invece gli feci una scena fredda sui ritardi delle consegne. L’architetto... — lui disse. — L’architetto non c’entra, — tagliai. — È questione di stare voi dietro ai fornitori...

Facemmo insieme il controllo dei cristalli e mi piaceva come le sue mani grosse cercavano nella paglia i peducci, le bocche iridate. Nello stanzone fresco di calcina, alla lampada cruda, quei vetri brillavano come la pioggia alla luce dei fari. Li guardavamo controluce, lui disse: — Sembra quando si tagliano le rotaie — . Aveva fatto il manovale — storia vecchia — nella squadra notturna del servizio tranviario. Un bel momento mi sentii prendere la mano nella paglia. Gli dissi di fare attenzione. — È una merce che costa — . Mi rispose: — Lo so.

— Niente, — gli dissi. — Finiamo le casse.


319