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Non c’era orchestra, suonava una radio, e varie coppie ballavano vociando sulla pista di cemento. Conoscevo quei posti.
— Se la sala comune non ti piace, — mi disse Febo nell’orecchio, — c’è posto di sopra...
Gli dissi che prendevo il caffè ma non volevo fermarmi. Né per me né per lui la compagnia dell’altro era adatta in quel posto. — C’è rischio che pianto lei, — gli dissi, — e mi metto con quel tipo dal foulard.
Febo guardò il ragazzo dal foulard che chiacchierava a un tavolo con due donne dal rossetto sporco. Alzò un sopracciglio. Non rispose e si appoggiò contro il banco, di schiena.
— Quel ragazzo, — gli dissi, — non si sogna di venire da lei o da me per passare la sera. Fin che vive come vive non ha bisogno di cambiare ambiente. Per lui l’eleganza sono i profumi che si comprano in tabaccheria e le cravatte rosse e verdi. Lui ci lavora con quelle donnette... Perché divertirsi alle sue spalle?
Febo, coi gomiti all’indietro sul banco, lo guardava. Non essendo ancora ubriaco, borbottò: — Parla la donna o la compagna di lavoro?
Gli dissi buffone e che parlavo sul serio.
E lui allora alzando un occhio mi chiese in che ambiente ero nata.
— Piú o meno in questo, — dissi secca.
Il giovanotto dal foulard s’era accorto che Febo l’aveva fissato e adesso guardava noi. — E lei, — disse Febo, sempre guardando impertinente la sala, — lei è uscita dal suo ambiente, si è messa le calze di seta e con noi gente per bene e istruita si diverte, alle nostre spalle si diverte. Chi l’ha cercata?
Parlando fissava il foulard che ormai s’era mosso e gli veniva incontro. Sentii qualcosa che si tendeva nella sala, e la rabbia la paura l’istinto di fermare quell’altro mi accecarono. Piantai con tutte le forze uno schiaffo in faccia a Febo, gridai qualcosa, lo afferrai per un braccio. Nella sala ridevano e fecero largo. Arrivammo all’automobile che dalla porta del locale uscivano insolenze e risate.
Gli dissi: — Parti, disgraziato.
Partí a denti stretti e passò la Dora come se il ponte dovesse crollargli dietro. — Adesso voglio scendere, — dissi.
Lui mi guardò, con quella faccia spiritata. — E io voglio bere,
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